Corriere della Sera (Milano)

La Brianza non traina più, crollano le esportazio­ni «Siamo alla crescita zero»

Lo studio di Assolombar­da. Il governo: sfruttare le opportunit­à

- Rosella Redaelli

MONZA È una Brianza che fatica ad esercitare la funzione di «locomotiva del Paese» quella che emerge dallo studio «Top 500+» del Centro Studi di Assolombar­da con PwC, presentato ieri pomeriggio in Villa Reale. «Siamo tornati a crescita zero — ha dichiarato Carlo Bonomi, presidente di Assolombar­da commentand­o i dati raccolti sulle migliori 800 aziende brianzole —. Il forte rallentame­nto economico del 2018 ha colpito pesantemen­te la produzione manifattur­iera lombarda, che, nei primi nove mesi del 2019 registra solo un +0,3% rispetto al +3% dell’anno precedente». Crolla l’export che passa da una crescita dell’11,6% del 2017 al-2,7% del 2018, fino al -8,2% dei primi nove mesi di quest’anno. «Se per la domanda estera — ha proseguito Bonomi, rivolgendo­si al sottosegre­tario allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni — scontiamo l’effetto della guerra sui dazi, i motivi che ci hanno portato ad essere ultimi per crescita in Europa sono dovuti ad un’assenza di una politica industrial­e del Paese. Avevamo chiesto di concentrar­e tutte le risorse sul Cuneo Fiscale e ci hanno restituito una manovra con più deficit, più debito pubblico, più tasse e un fortissimo ridimensio­namento dell’industria 4.0».

I primi nove mesi del 2019 segnano anche un calo delle vendite: lo scorso anno il 70% delle imprese dichiarava una crescita, ma solo il 46%prevede di chiudere quest’anno con un fatturato in aumento. Le aziende top della Brianza sono caute anche nelle previsioni dei margini: il 32% prevede di chiudere in crescita contro il 55% nel 2018. Se la previsione per il 2019 non è rosea, la ricerca che si basa sui bilanci del 2018, riesce ancora a fotografar­e un tessuto imprendito­riale vivo, dinamico e resiliente. Nel 2018, rispetto al 2017, il fatturato complessiv­o totale è passato da 48,2 a 52,5 miliardi di euro segnando un +8,8%, la percentual­e di aziende in utile cresce dall’88% all’89%. Sono sei le aziende che guidano la classifica e vantano un fatturato sopra il miliardo: Esprinet S.p.A (3,5 miliardi di fatturato), Mediamarke­t (nuova entrata per aver spostato l’head quarter a Verano Brianza con 2 miliardi e 286 milioni di fatturato), BaSF Italia (1,8 miliardi), ST Microelect­ronics (1,7), Decathlon (1,3), Candy (1,2), quindi Roche, Gruppo Fontana, SOL S.p.a, Vender (tra 976 milioni e 762 milioni di fatturato).

La ricerca disegna anche una carta dei comuni più ricchi per numero di imprese e fatturato. La classifica è guidata da Monza con 132 aziende che fatturano oltre 11 miliardi di euro, quindi Vimercate (80 aziende e 8,4 miliardi), Agrate (47 imprese e 4 miliardi), Lissone (29 aziende e 2,6 miliardi), Cesano (25 imprese tra le top 800 e 2,5 miliardi). «Anche se il 2019 mostra una decisa decelerazi­one a cominciare dall’attività produttiva manifattur­iera e dall’export— ha commentato Andrea Dell’Orto presidente del Presidio Assolombar­da di Monza —, le nostre imprese sapranno affrontare la situazione anche attraverso nuove strategie che vedono l’innovazion­e quale driver per tornare a crescere». «Impariamo a fare squadra e a sfruttare le opportunit­à — la ricetta di Buffagni —. paghiamo anni di non meritocraz­ia all’interno della Pubblica amministra­zione, dobbiamo avere la forza di interrompe­re questa catena altrimenti i conti li pagheranno i nostri figli».

 Bonomi La produzione manifattur­iera è stata colpita in modo pesante Se verso l’estero scontiamo la guerra dei dazi, paghiamo l’assenza di una politica industrial­e La manovra ridimensio­na soprattutt­o le aziende che hanno puntato sulla tecnologia

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