Laura, rugbista e biotecnologa dalla Bicocca alla Nazionale
L’universitaria
Una volta si diceva che il calcio non era uno sport per ragazzine. E ora che quel muro è andato in briciole vacilla pure quello ancora più muscoloso del rugby. Una bella storia esce dalla mischia della Bicocca, dove Laura Paganini (foto: prima a sinistra) passa dai laboratori di Biotecnologia di giorno ai placcaggi di notte. Dal camice bianco alle braghe corte e paradenti. Al punto da essersi meritata, due settimane fa, per la prima volta, la maglia azzurra della Nazionale. Ha disputato anche i primi incontri internazionali: uno in Inghilterra e uno contro il Giappone. Ieri la sua università le ha steso il tappeto rosso per premiarla tra i migliori studenti/talenti in una serata in cui si parlava di sport come leva di sviluppo di potenzialità individuali ma anche collettive. Di quello sport che abbatte stereotipi. In questo senso, Laura in meta ci è arrivata veramente. Dopo i manuali di Biotecnologia, cercherà di entrare a Medicina per specializzarsi in ortopedia. Che per uno che gioca a rugby non è certo tempo sprecato. Per quanto si possa considerare uno sport di moda, il boom di iscrizioni ai corsi tra i giovanissimi, certifica l’ottimo stato di salute del rugby. A Laura la passione l’ha tramandata papà, che è anche il suo allenatore. Uno dei rari casi in famiglia che spinge più per lo sport che per i libri.