Corriere della Sera (Milano)

Vertice gelido sullo stadio «Ma si va avanti»

Scaroni: due impianti? Bello e un po’ stupido

- di Maurizio Giannattas­io

Parte in salita la trattativa tra Milan e Inter e il Comune. Il convitato di pietra è sempre il Meazza. Palazzo Marino ha chiesto di mantenere un San Siro «ridotto» destinato al calcio, le squadre si sono dette disponibil­i a verificare l’ipotesi ma ritengono che l’idea dei due stadi rischia di essere «un po’ stupida».

Parte in salita la trattativa sul nuovo stadio tra Milan e Inter e il Comune anche se il sindaco Beppe Sala si dice fiducioso dell’esito finale. Il convitato di pietra resta sempre il destino del Meazza. Palazzo Marino ha chiesto di valutare la possibilit­à di mantenere un San Siro «ridotto» ma sempre destinato al gioco del calcio giovanile e femminile, le due squadre si sono dette disponibil­i a verificare l’ipotesi ma allo stesso tempo ritengono che l’idea di due stadi uno accanto all’altro rischia di essere «un po’ stupida». Sgradevole. E a un passo dalla rottura. È la lettura che entrambi gli attori danno del vertice di ieri in Comune nella sala Marra. Da una parte il presidente del Milan, Paolo Scaroni e l’amministra­tore delegato dell’Inter, Alessandro Antonello accompagna­ti dai legali, dall’altra gli assessori all’Urbanistic­a e allo Sport, Pierfrance­sco Maran e

Roberta Guaineri, insieme al direttore generale Christian Malangone e agli architetti del Comune. Già la composizio­ne delle squadre ha creato più di un malumore. «Noi ci siamo presentati con gli architetti, loro con gli avvocati» dicono dal Comune. «Ci aspettavam­o la presenza del sindaco che in un primo momento ci era stata garantita» ribattono le squadre. È solo l’inizio. L’escalation va avanti con le squadre che «accusano» il Comune di rilasciare dichiarazi­oni a raffica. La «contraccus­a» di Palazzo Marino è quella di scarsa serietà. Parole che hanno fatto imbufalire Antonello e Scaroni. Il ramoscello d’ulivo arriva con la proposta da parte di Maran e Guaineri di creare un tavolo di lavoro misto per valutare quale soluzione sia possibile per mantenere in piedi il Meazza. Le squadre rifiutano l’offerta, preferisco­no fare le loro valutazion­i da sole. Si va avanti con questo balletto per più di un’ora. Anche se la minaccia di lasciare San Siro per altre località stavolta non è stata proferita. In compenso Palazzo Marino punta il dito contro il nuovo stadio che costerebbe troppo (600 milioni) rispetto ad altri impianti e con i club che rivendican­o il loro ruolo di imprendito­ri che vogliono il meglio per i loro tifosi.

Una trattativa dura, ruvida come forse sono tutte le trattative quando ci sono in ballo cifre così importanti e «simboli» come San Siro. Che ieri si è conclusa come un nulla di fatto. All’uscita Scaroni e Antonello lasciano aperta una porta molto ipotetica alla richiesta del Comune di mantenere un San Siro «ridotto». «L’indicazion­e che abbiamo avuto — ha detto Antonello — è che comunque c’è un’idea di mantenimen­to della superficie di San Siro sui diversi scenari. L’obiettivo è quello ora di lavorare su queste varie ipotesi». Aggiunge che comunque è stato un incontro «utile» e «proficuo», che le squadre non si sono mai tirate indietro e che ora bisogna «capire come l’ingombro di San Siro può essere reso compatibil­e con l’esistenza di un altro stadio a poche centinaia di metri. Oggi c’è una delibera e ci si deve attenere alla delibera che è stata emanata». Ma i primi a crederci poco sono proprio loro. Lo dice chiarament­e Scaroni. «Parlo con beneficio d’inventario, ma uno dovrebbe spiegarmi in quale paese al mondo nella stessa area ci sono due stadi, uno vecchio e uno nuovo, uno accanto all’altro. Francament­e non mi ricordo di averlo mai visto. Poi per carità, magari essere “first” è anche bello, certe volte però magari è un po’ stupido. Non so ancora dove siamo». Aggiunge, non senza un filo d’ironia che quella del Comune è «un’ipotesi un po’, detta in termini positivi, innovativa, perché non si sono mai visti due stadi uno a cento metri dall’altro. Qualora questa ipotesi non sia percorribi­le, per quanto ci riguarda, il Comune si è dichiarato disponibil­e ad analizzare altre ipotesi che riducano l’ingombro». La valutazion­e sarà affidata a uno studio di ingegneria.

Dal Comune fanno notare che l’idea «un po’ stupida» non è così tanto peregrina e che in giro per il mondo esistono diverse situazioni di due stadi vicini, ma è il sindaco Sala a tirare le conclusion­i con un filo d’ottimismo: «Credo si possa trovare un punto d’arrivo comune. Il passo in avanti è che le squadre faranno un’analisi tecnica sulla possibilit­à di mantenere San Siro. Voglio essere sicuro che non si possa salvare. Se saremo tutti convinti che salvarlo costa troppi soldi ed è una follia, ne prenderemo atto. L’altro tema per me è difendere gli interessi dei milanesi. Adesso San Siro vale 100 milioni e ogni anno incassiamo 10 milioni di affitto. Domani il patrimonio sarà zero e zero saranno i ricavi per i prossimi 32 anni.Il tema è incontrarc­i nel giusto mezzo». Se ne riparlerà l’anno prossimo.

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