«A Patrizia e al marito è stato teso un agguato»
Uccisa ai Caraibi
stato un agguato, non una semplice rapina. I balordi che li avevano presi di mira aspettavano che Patrizia rientrasse dall’Italia. Le stesse forze dell’ordine sembrano aver imboccato questa pista. Non possiamo fare altro che attendere notizie dagli inquirenti e chiedere che venga fatta chiarezza e giustizia sull’efferato assassinio di mia sorella». Simone Besio ha la voce ferma. Non dorme da giorni. Stretto al papà Plinio, alla mamma Giulia, al fratello Alfredo. Piangono la loro amata Patrizia, uccisa a 45 anni nella sua villa a Negril, in Giamaica, insieme al marito Osbourne Richards, con cui era sposata da un paio di anni. «Una persona per bene. Un commerciante, forse invidiato per la sua florida attività nell’isola caraibica. Anche se non sappiamo perché qualcuno potesse avercela con loro», spiega Simone. I malviventi hanno fatto irruzione nell’abitazione della coppia, l’uomo giamaicano, la donna, originaria di Poggiridenti, in Valtellina, dove vivono ancora i famigliari: li hanno legati mani e piedi con dei cavi elettrici e poi li hanno crivellati di colpi d’arma da fuoco. L’irruzione nel cuore della notte tra giovedì e venerdì. I vicini hanno raccontato di aver udito distintamente gli spari. La polizia ha trovato la casa messa sottosopra, mancavano un televisore, un frigorifero, alcuni oggetti. Forse un tentativo di depistare le indagini. «Siamo in contatto con l’ispettore Radcliff Solan, della divisione investigativa del posto — aggiunge Simone —. Per questioni burocratiche ci hanno consigliato di non partire per i Caraibi, ma di restare per il momento in Italia. È stata disposta l’autopsia. Le pratiche per il rientro della salma saranno lunghe». Traduttrice di professione, guida ed esperta operatrice nel settore turistico, Patrizia Besio era partita dal paese alle porte di Sondrio per rientrare in Giamaica, dove viveva da 15 anni dopo aver girato il mondo, lo scorso 21 ottobre. Aveva trascorso la stagione estiva sul lago di Garda dove, da sette anni tra maggio e ottobre, lavorava come manager in un albergo della zona. Il titolare, Oreste Nascimbeni, la considerava una di famiglia. L’ultimo abbraccio proprio al fratello prima di salire sull’aereo. «Era felice di tornare in Giamaica. La sua vita ormai era nell’isola caraibica. Patrizia era solare, allegra. Nessuno poteva volerle male. Vogliamo solo sapere chi l’ha strappata al nostro affetto con tanta ferocia».