Da Città Studi a Inganni: il verde che divide
Guerra sugli alberi. «Ma è sviluppo positivo»
Si sono messi davanti alle ruspe per frenare il taglio degli alberi del campus Bassini deciso per far posto al nuovo edificio del Dipartimento di chimica del Politecnico. È l’ultimo fronte verde. Dopo la mobilitazione per le piante di via Filarete, si lotta anche per i giardini Moravia e in via Benedetto Marcello.
Si sono messi davanti alle ruspe. Una piccolissima Tienanmen verde. Per frenare l’abbattimento degli alberi del campus Bassini deciso per far posto al nuovo edificio del Dipartimento di Chimica del Politecnico. Un polmone verde con una settantina d’anni di storia. Dopo settimane di assemblee e flash mob, ieri si sono messi di mezzo una trentina di persone, curiosi compresi. Studenti, professori, ambientalisti per difendere 35 alberi dalle ruspe e 22 dall’ipotesi di trasloco. Un picchetto dal pollice verdissimo, che trova sponde anche in piazza Scala. «È indispensabile fermare il taglio degli alberi e riunire un tavolo di confronto tra Politecnico, Comune, docenti, studenti e cittadini — attacca il presidente della commissione Ambiente, Carlo Monguzzi —. Ho proposto al rettore di partecipare a una commissione mercoledì prossimo».
È su posizioni diverse Pierfrancesco Maran: «Non si può pensare che Città Studi venga condannata a ospitare solo le lezioni come si faceva un tempo. Mi sembra positivo che si facciano laboratori innovativi», dice l’assessore all’Urbanistica ricordando che l’ateneo «ha cercato di ridurre al minimo l’impatto». Il rettore Ferruccio Resta ha difeso in più occasioni l’investimento da 90 milioni di euro. «Molte piante sono ammalorate o pericolanti, ed era già prevista la piantumazione di 400 alberi solo nel campus di Leonar
do». Inoltre, «il Senato ha recepito la preoccupazione di una parte dei docenti e ha deliberato di destinare 200 mila euro aggiuntivi alla piantumazione nel bilancio 2020».
Il caso è comunque tutt’altro che chiuso. Il problema si ripropone già da stamattina. Dato che come recita l’hashtag dei contestatori «Resta non si arresta». Si metteranno davanti a oltranza. «Perché con grande arroganza, prima ancora di aver fornito il minimo elemento di chiarificazione al municipio, al quartiere, ai propri dipendenti, hanno iniziato a tagliare», spiega Arianna Azzellino, docente di Valutazione d’impatto ambientale, che ha guidato la protesta. «Abbiamo scoperto il 28 ottobre che si sarebbe aperto il cantiere. Abbiamo avviato petizioni e inoltrato la notizia al quartiere che nulla poteva immaginarsi», racconta. Tra i residenti scesi al parco si respira stupore per l’urgenza che ha mosso le ruspe. Stessa rabbia che ha mobilitato i residenti del quartiere Primaticcio-Inganni in difesa dei giardini Moravia, in via dei Ciclamini. Un’area alberata pubblica di quasi 4 mila metri quadrati che rischia di essere cancellata in cambio dell’ampliamento (con un nuovo poliambulatorio) di una casa di riposo della Fondazione Biffi. Gli abitanti l’hanno scoperto quest’estate, «quando molti di noi erano in vacanza», accusano. Nella partita, la Fondazione cederà in cambio al Comune una superficie di 2.050 mq in zona San Cristoforo-Piazza
delle Milizie, con conguaglio di 650mila euro. Sul tavolo i residenti hanno invece messo un pacchetto di 1.200 firme per fermare il cemento e attendono la commissione promessa per il 15 dicembre in zona 6. «Un pezzo di verde di periferia verrà spostato più in centro, vicino al quartiere della creatività di via Tortona», sostengono.
La Milano che si batte per i suoi alberi conta una recente vittoria. Quella per non toccare le 22 piante in via Filarete, che Ferrovie Nord, proprietarie dell’area, per motivi di sicurezza avrebbero preferito abbattere. Un altro fronte (verde) aperto è in via Benedetto Marcello, dove alcuni alberi appena piantati sono già stati danneggiati e vengono monitorati h24 dai residenti. Negli ultimi anni anche in piazza Vetra s’è scatenata la rivolta per difendere gli olmi dai cantieri della M4. Scolpita nella storia verde della città resta però la battaglia (persa) per il bosco di Gioia, vittima del nuovo palazzo regionale. Correva l’anno 2006 e l’ex vivaio fu raso al suolo nonostante le proteste, anche eccellenti, una pioggia di ricorsi, petizioni di firme chilometriche e la canzone tormentone di Elio e le Storie Tese.
Se il passato è ricco di sconfitte, il futuro promette nuovi scenari. Sulla svolta green il Comune punta forte. Il piano è ambizioso: tre milioni di alberi in più entro il 2030. S’è iniziato con i primi centomila sull’intera area metropolitana, ventimila in città.