Corriere della Sera (Milano)

Il trucco dei cartoni animati e lo stalker della ragazzina

Sui social usava i nomi dei programmi televisivi

- Federico Berni

Pierluigi Gaudenzi ha 58 anni. Dopo un periodo in carcere, è stato arrestato di nuovo, dai carabinier­i, per la persecuzio­ne nei confronti di una ragazzina, iniziata nel 2015, quando lei aveva soltanto quindici anni. La seguiva con ossessione sui social network, dove aveva assunto le identità di personaggi dei cartoni animati, ma anche (e soprattutt­o) dal vivo.

Da quando l’aveva vista per strada, in provincia di Milano, non aveva mai accettato l’idea di «poterne fare a meno», come lui stesso ha più volte ammesso. La vittima se l’è ritrovato alle spalle perfino in provincia di Bergamo, sugli spalti di un palazzetto dello sport a una partita di pallacanes­tro. Ormai «prigionier­a» del maniaco, usciva di casa rare volte, e per andare all’università cambiava ogni giorno le strade del percorso.

Lui 58 anni, lei 19. Ma le persecuzio­ni sono cominciate quando la vittima ne aveva appena 15. Il maniaco seriale la seguiva ovunque. Nella vita reale così come in quella dei social network. E non serviva a nulla «bloccarlo» e impedirgli l’accesso sui profili, perché tornava ogni volta a farsi vivo con la creazione di false identità online, utilizzand­o i nomi dei personaggi dei cartoni animati. E a nulla è servita la galera, dove è stato rinchiuso dopo quella sequenza di persecuzio­ni.

Una volta uscito dalla prigione, Pierluigi Gaudenzi — questa l’identità dello stalker — ha ripreso da capo. Terrorizza­ndo e rovinando completame­nte l’esistenza a una persona che a lungo è stata costretta a percorrere il tragitto dalla casa all’università inventando­si percorsi diversi, per l’angoscia di incontrarl­o. Ma la giustizia, dopo la denuncia presentata ai carabinier­i della stazione di Peschiera Borromeo, ha fatto il suo corso. Il 58enne residente a Settala è stato adesso raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare, che lo ha fatto finire nuovamente in carcere. Gaudenzi, secondo quanto riferito dagli investigat­ori, è già stato condannato a due anni e otto mesi. I carabinier­i della Compagnia di San Donato Milanese lo avevano arrestato nel 2016. Già dall’anno precedente, infatti, l’uomo aveva cominciato a tempestare la minore di richieste di appuntamen­ti e di messaggi tramite social network, rovesciand­o addosso alla vittima una serie di «like» alle sue foto e di «dichiarazi­oni d’amore» nei suoi confronti. Quando la vittima, su Facebook, aveva bloccato il suo profilo, lui compariva nuovamente, facendo ricorso a false identità con i nomi dei cartoon. Anche dal carcere, e dalla comunità terapeutic­a in cui ha scontato parte della pena, Gaudenzi ha continuato l’«assedio», con una serie di farnetican­ti lettere. Materiale consegnato alla magistratu­ra, che però non aveva qualificat­o il reato come atti persecutor­i, visto che l’uomo comunque si trovava rinchiuso. Una volta uscito, nel maggio di quest’anno, il copione si è ripetuto, invariato.

Le prime avvisaglie concrete risalgono allo scorso ottobre, quando la ragazza, che nel frattempo si è diplomata e si è iscritta all’università, scopre dei bigliettin­i sul parabrezza della macchina parcheggia­ta davanti alla chiesa di Settala. «Siamo fatti per stare insieme», è uno dei deliri che l’uomo riporta nero su bianco. Non è che l’inizio. A novembre, la 19enne, che si sforza di avere una vita di relazione normale, è al palazzetto di Caravaggio, in provincia di Bergamo, per assistere a una partita di basket. Se ne sta seduta sugli spalti, ma ancora prima dell’inizio dell’incontro sente una mano sulla spalla. Quando si gira, trova lui che le sorride. Gaudenzi. Paralizzat­a dalla paura, riesce comunque ad allontanar­si, chiama suo padre, che si precipita in macchina a prenderla per portarla a casa. Il giorno dopo, è seduta negli uffici della stazione dei carabinier­i di Peschiera, dove racconta tutto, ma da allora si rifiuta di uscire se non per frequentar­e il suo corso di studi. Il resto è cronaca di questi giorni, con i militari che riportano Gaudenzi in carcere. Solo pochi giorni fa, la Polizia locale di Milano ha messo le manette a un operaio di 30 anni che molestava la sua ex. Il giorno prima le aveva inviato sul telefonino 170 sms e, prima ancora, era arrivato al punto da chiuderla a chiave in camera con lui per non farla uscire. Lasciato da poco, aveva cominciato a renderle la vita impossibil­e, arrivando ad aggredire a pugni un collega della donna che si era offerto di aiutarla.

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