Il personaggio
Ho scritto t’amo sul cuscino Nell’atelier della poetessa che ricama i suoi versi sul lino
Le sue installazioni sono poesie scritte su tela o sarebbe meglio dire ricamate. Arianna Niero, copywriter pubblicitaria da più di 20 anni, ha scelto ago e filo per esprimere il suo Io più profondo e farlo conoscere al mondo. «Ho sempre amato la scrittura — spiega e, con gli occhi carichi di ironia, continua — ho anche provato a scrivere il “grande romanzo americano” ma venendo da Tradate la cosa non ha funzionato». Sì Tradate, provincia di Varese, e un’infanzia particolare: «I miei erano dei veri sessantottini. Casa nostra era sempre aperta, sono cresciuta circondata da personaggi bizzarri. Poi però d’estate mi mandavano due mesi da una zia suora in convento in Piemonte per farmi respirare l’aria di montagna. Lì facevo lunghe passeggiate e passavo ore a ricamare a punto croce. Ero una bambina ansiosa e il ricamo rappresentava una parentesi di assoluta tranquillità. Nel silenzio, si sentiva soltanto il frusciare delle sottane delle suore, si respirava un’energia incredibile. Ne ho un ricordo bellissimo».
Sarà per quest’imprinting sentimentale che, dopo aver scritto tante poesie al computer («ma rileggerle nero su bianco non mi dava alcuna soddisfazione»), un giorno Arianna decide di provare a scriverle su tela e da allora non ha più cambiato. Il processo creativo si avvale prima del pc, poi dalla matita su tela e infine dall’ago. Ogni poesia ha il suo colore, azzurro, rosso, rosa, Arianna sceglie il filo con l’istinto senza pensarci su troppo. Come le parole che «affiorano di getto, non mi capita mai di modificarle in un secondo tempo». Vere eruzioni dell’anima fuoriescono con la stessa urgenza del magma incandescente. Federe, asciugamani, lenzuola, vestaglie, canovacci tutti pezzi con una vita precedente, «uso solo tessuti vintage perché il senso è aggiungere emozione all’emozione. Mi turba pensare che su queste cose qualcuno ci ha pianto, riso, ci ha fatto l’amore. Più sono vissuti più mi piacciono».
Arianna ha esposto alla libreria Hoepli di Milano nel 2017, all’appuntamento biennale di MarkeTeam in via Maroncelli e, quest’anno, alla Triennale in occasione del Festival dell’amore. Sì perché il tema dominante è proprio il rapporto amoroso, quella passione fatta di attrazione fisica, sesso, aspri litigi e travolgenti riappacificazioni. «La musa ispiratrice è Marco il mio uomo. Non è facile vedere la nostra storia raccontata sulla tela e messa in mostra alla mercé della curiosità di tutti ma lui, per fortuna, è il mio più strenuo estimatore. Il mio prossimo progetto sarà un grande lenzuolo su cui applicherò tante pezze con altrettante poesie e lo vorrei chiamare “Amore ci ho messo una pezza”». E i poeti di riferimento chi sono? «Patrizia Cavalli e Alda Merini con la loro scrittura contemporanea e il loro incredibile coraggio». Chissà che ci sia un destino legato al nome, perché i fili — di lana o di cotone non ha importanza — hanno sempre esercitato un forte ascendente sulle donne di nome Arianna, dalla mitologia fino ai giorni nostri.