Stazione Centrale, i rifugi dei disperati (anche 60 a notte) ricavati nei tunnel
L’allarme in viale Lunigiana
Almeno 30 o 40 persone ogni notte nel sottopasso di viale Lunigiana, altre 20 nel passaggio Mortirolo. Un dormitorio a cielo aperto nei luoghi coperti intorno alla Stazione Centrale. «Si tratta di uno zoccolo duro di senzatetto cronici che ruotano attorno alla stazione, alcolisti o tossicodipendenti per la maggior parte, al 50 per cento stranieri», spiega Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca. Persone che «a mezzanotte sono ancora qui accanto, bivaccano o bevono. La Stazione Centrale è un problema grosso: chi ci arriva per la notte non ha intenzione di spostarsi, non si rivolge al Casc (Centro Aiuto Stazione Centrale) e non vuole — né è nelle condizioni — di raggiungere le strutture comunali». Dove, per essere accolti, occorre essere sobri e sottoporsi a test. Una situazione che si presenta ai milanesi quest’anno per la prima volta con tale intensità: «Due anni fa è stata chiusa la stazione — spiega Sinigallia —: negli anni precedenti molti clochard ci dormivano dentro. Dopo si sono ritrovati fuori. Nell’ultimo anno hanno optato per i sottopassi», un «letto» tanto insicuro quanto insalubre. Non diminuirà la frequenza di chi dorme ogni notte al buio accanto alle auto che sfrecciano veloci almeno fino a quando il mezzanino della metro Centrale (lato piazza Duca d’Aosta, via Vitruvio) non verrà riaperto, in concomitanza col picco di freddo: «Lì accogliamo fino a 120 persone a notte, che possono avere un pasto caldo, dormire e fare colazione». La denuncia ieri è arrivata da Samuele Piscina, presidente del Municipio 2: «La situazione è davvero desolante. Evidentemente qualcosa non sta funzionando nel “Piano freddo” del Comune, che dovrebbe rivedere la gestione degli interventi. Questa condizione di totale disagio ha un costo altissimo, sia per le persone che rischiano l’ipotermia, sia per i cittadini che non riescono più a transitare in questi passaggi a causa del degrado, della sporcizia e della paura. Mi chiedo come sia possibile definire Milano una città accogliente e decorosa. La verità è che la nostra metropoli va ormai a due velocità».