«Tornerò in Romania» L’ultimo sogno di Nica sulla sua sedia a rotelle
Dormiva fuori dalla M1, rifiutava i centri d’accoglienza
La sera prima di morire ha scosso la testa, ha borbottato «no, lasciatemi perdere», ha aggiunto quella frase che ripeteva spesso e che nessuno può dire quanto fosse un’idea vera che s’era fatto dopo tanti anni di vita in strada, o solo un desiderio vago, o una speranza: «Tanto tra poco me ne torno a casa mia». Per casa intendeva il suo Paese d’origine, la Romania. E con quelle parole, ripetute ancora, come già tante altre volte aveva fatto, mercoledì sera ha allontanato gli operatori dell’associazione che, ancor più dopo l’arrivo del freddo più duro, gli proponevano un trasferimento e l’ospitalità per la notte al «Piccolo rifugio». Così anche l’altra sera Nica Tudor, 64 anni, disabile, è rimasto sulla sua sedia a rotelle fuori dalla fermata del metrò di «Molino Dorino», il luogo dove passava giornate e nottate da mesi, e dove era una presenza in qualche modo consueta per molti pendolari e passanti abituali.
Ieri mattina, intorno alle 7.30, una studentessa l’ha notato e s’è insospettita. Chissà quanti altri l’avevano già visto, la ragazza però s’è soffermata un attimo in più su quella sagoma abbandonata, troppo rigida, un po’ livida in volto. La studentessa ha avvertito gli addetti dell’Atm in stazione, che hanno chiamato le Volanti della polizia e il 118.
A quel punto però l’uomo era già morto, con ragionevole certezza nelle ore avanzate della nottata; la temperatura, con tutta probabilità, è stata l’ultima causa del suo decesso, in un’esistenza già segnata dalla vita all’aperto, da condizioni di salute precarie, dal frequente abuso di alcol, che è probabilmente uno dei motivi per i quali l’uomo rifiutava il ricovero e l’assistenza. È morto non lontano dall’ingresso della stazione del metrò. Sulle gambe aveva un piumone.
Nica Tudor era ben conosciuto dalle associazioni e dai Servizi sociali del Comune, perché da anni viveva nei dintorni di «Molino Dorino» ed era stato più volte intercettato dalle unità mobili «che ogni notte perlustrano la città — spiegano da Palazzo Marino — per monitorare la situazione dei senza dimora e convincerli ad accettare un posto nelle strutture». Nessuno può dire oggi con certezza da quanto tempo fosse in Italia, nel 2016 però era riuscito a rientrare in Romania grazie al sostegno di un’associazione; poco dopo però era tornato a Milano. Lo scorso febbraio venne ricoverato e curato per una frattura a una gamba, rimase in ospedale e poi in una struttura comunale per poco più di un mese. Ma poi, anche al termine di quel periodo, era tornato a vivere in strada.