Humanitas, studenti da 65 Paesi «Qui una spinta all’innovazione»
Droni, micro-solare, telemedicina: le frontiere dell’ateneo. Il sindaco: l’Italia investe poco
Droni che portano medicinali salvavita agli ospedali e ai dispensari nelle zone più remote. Piccoli impianti fotovoltaici — il cosiddetto «micro-solare» — che porta energia elettrica e connessione mobile dove non ci sono. E ancora, la telemedicina e molto altro. L’innovazione tecnologica in campo medico cresce sempre più nel «primo» mondo (con un problema di costi crescenti), ma la vera sfida è fare innovazione in territori profondamente diversi, in particolare in Africa e nei Paesi in via di sviluppo. Un’innovazione «frugale e sostenibile», da cui Italia e Europa non possono esimersi. Sul tema della medicina innovativa e della salute globale si è aperto il nuovo anno accademico di Humanitas University: il sesto per l’ateneo dedicato alle Life Sciences, strettamente integrato con l’Istituto clinico Humanitas di Rozzano.
Erano cento gli studenti nel 2014, oggi sono 1.400 gli iscritti alla facoltà di Medicina in inglese e poi a Fisioterapia e Scienze Infermieristiche (questi ultimi con un placement lavorativo, a un anno, pari quasi al 100 per cento). I 212 specializzandi, invece, hanno l’opportunità di fare pratica anche nel «Cube», ospedale virtuale equipaggiato con le più avanzate tecnologie di simulazione per la chirurgia mininvasiva.
Ma il nuovo anno accademico vede anche il debutto di una facoltà che è un unicum a livello internazionale: il corso di laurea fra medicina e ingegneria «MedTec», attivato in collaborazione con il Politecnico. A Humanitas University studiano ragazzi provenienti da 65 nazioni, tra cui molti Paesi africani.
L’Africa e le sfide di questo continente è stato, infatti, uno dei temi della giornata, che ha visto anche le testimonianze degli ospiti d’onore: don Dante Carraro, cardiologo e direttore della cura, ma anche un mediatore competente tra tecnologia e etica». Montorsi ha poi ricordato i problemi «che spingono i laureati italiani verso le università europee molto meglio attrezzate per supportare la ricerca». Un tema sottolineato anche dal sindaco di Milano Beppe Sala: «Spendere poco più dell’1 per cento in innovazione non è abbastanza. Gli investimenti privati nel nostro Paese hanno una grande importanza. Ma la trasformazione cruciale si fa con gli investimenti pubblici», ha detto. Un esempio sono le borse per gli specializzandi attivate da Regione Lombardia e ricordate dall’assessore Giulio Gallera, alla cerimonia nell’auditorium di Humanitas.