Corriere della Sera (Milano)

«Ero distratto, firmavo la cedola»

Il racconto dell’autista del filobus ai colleghi: certificav­o il turno. Resta l’ipotesi cellulare

- di Pierpaolo Lio e Gianni Santucci

«Ero distratto, non avevo le mani sul volante perché stavo firmando le cedole». Così il conducente del filobus, parlando con alcuni colleghi. Ma bisogna vedere se l’uomo che ha causato il tremendo scontro di sabato, con la morte della 49enne Shirley Ortega Calangi, confermerà la versione davanti al pm. Intanto, spunta il filmato di una seconda telecamera decisiva per confermare che il mezzo dell’Atm è passato, a una velocità non bassa, con il rosso. Il sindaco Beppe Sala, a proposito di eventuali dimissioni di Arrigo Giana, alla guida dell’azienda dei trasporti, dice: «Devono verificare quello che c’è stato, è inutile che adesso noi facciamo ipotesi».

Sono due le telecamere che hanno ripreso l’incidente di sabato mattina in viale Bezzi. Una, dell’azienda farmaceuti­ca «Ntc», ha registrato il filmato «frontale» già circolato un paio di giorni fa. L’altra, quella che gli investigat­ori della Polizia locale ritengono decisiva, installata su un muro della residenza per anziani «Bezzi», ha ripreso invece lo schianto dalla prospettiv­a opposta, alle spalle del bus prima che impattasse con il mezzo dell’Amsa: dunque dal punto esatto della visuale che aveva l’autista dell’Atm. In quel filmato si nota distintame­nte il semaforo rosso, in un punto in cui c’è visibilità piena e totale: le immagini rendono dunque ancor più inspiegabi­le come l’autista possa aver ignorato un segnale di stop così evidente, viaggiando certamente a più di 50 all’ora (anche il camion dell’Amsa andava oltre la velocità consentita). A fronte di quella certezza, al centro dell’inchiesta un dunque un solo obiettivo: capire perché l’autista si sia distratto.

E su questo, dopo tre giorni di accertamen­ti, restano di fatto aperte al momento due ipotesi. Una è circolata tra i dipendenti Atm, e sarebbe stato lo stesso autista a parlarne ad alcuni colleghi a lui più vicini, anche se non è detto che la ripeterà quando sarà interrogat­o dalla Procura (probabilme­nte oggi). «Stavo firmando la cedola e ho staccato le mani dal volante». La cedola è una sorta di «diario di bordo» molto scarno che tutti gli autisti devono compilare per ogni turno di lavoro. Le regole dell’azienda sono ferree su questo: la cedola va firmata prima di iniziare il servizio, ma siccome si tratta di un documento cartaceo, il conducente potrebbe non aver rispettato quest’obbligo, e avrebbe deciso di farlo (o si sarebbe ricordato di farlo) soltanto dopo aver iniziato a guidare. La questione merita approfondi­mento perché l’autista (F. G., 28 anni, siciliano, assunto in Atm nel maggio 2019 e in servizio con un contratto a termine), quella mattina era salito sull’autobus soltanto pochi minuti prima dell’incidente, nel quale è poi morta la baby sitter 49enne Sheryl Ortega.

L’impatto (stando all’orario registrato dalla telecamera dell’azienda privata) è avvenuto alle 8.08.31: stabilire l’ora esatta dell’incidente è necessario per incrociare questo punto fermo con i risultati ottenuti dall’analisi sul cellulare dell’autista. Obiettivo: capire se quello smartphone abbia prodotto un traffico telefonico o un traffico dati (in particolar­e chat) nei momenti immediatam­ente precedenti all’urto. Sia che l’autista stesse firmando la cedola, sia che stesse usando il cellulare, sarebbe considerat­o una distrazion­e gravissima e un’aggravante nell’inchiesta per «per omicidio stradale aggravato e lesioni colpose», nella quale il dipendente Atm, come quello del mezzo Amsa, sono ora indagati. L’Avisl, l’associazio­ne vittime incidenti stradali presieduta dall’avvocato Domenico Musicco, si costituirà parte civile al processo. Il legale invita a copiare i sistemi attivi in altre nazioni, come la Germania, dove sui mezzi pubblici sono stati installati apparecchi che avvisano di una potenziale collisione e avviano automatica­mente frenate parziali.

L’azienda dei trasporti fa periodici controlli sulla condotta dei propri autisti, con «ispettori» che salgono sui mezzi in divisa e in borghese. Non sono stati rafforzati dopo l’incidente tra viale Bezzi e via Marostica, ma proprio uno dei funzionari in divisa ieri ha assistito a una pericolosa distrazion­e (o errata manovra) di un tranviere davanti al Tribunale. Il mezzo è passato con il semaforo rosso (o proprio nel passaggio tra il giallo e il rosso). Un’infrazione molto grave, dopo la quale è subito scattato il provvedime­nto: il tranviere è stato rimosso dai servizi di guida.

In Procura

Oggi l’interrogat­orio del pm: i due alla guida indagati per omicidio stradale e lesioni

Le verifiche

Nuovi accertamen­ti sul cellulare. E spuntano le riprese di una seconda telecamera di sicurezza

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Vigili urbani, pompieri e soccorrito­ri del 118 in viale Bezzi dopo lo schianto di sabato mattina. Sotto: un fermo immagine del filmato ripreso dalle telecamere
I rilievi Vigili urbani, pompieri e soccorrito­ri del 118 in viale Bezzi dopo lo schianto di sabato mattina. Sotto: un fermo immagine del filmato ripreso dalle telecamere

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