Il Villaggio tormentato Pioggia di proteste social «Costoso e deludente»
Pioggia di critiche social dai visitatori del Villaggio per i bimbi all’Ippodromo «Fango, file, prezzi alti: una delusione» Via a richieste di rimborsi e class action I gestori: il progetto resta bello e unico
Era nato male, sta continuando così e così. Il sogno del Villaggio di Natale ricreato all’Ippodromo sta scatenando un fiume di polemiche in Rete. «Fango, file, prezzi alti: una delusione». Via a richieste di rimborsi e class action. I gestori: «Il progetto resta bello e unico nel suo genere».
È sempre una questione di aspettative. E con Natale il rischio di rimanerci male nella società dell’uso e consumo è facile. Così succede che il grande sogno del villaggio di Natale, ricreato sui pratoni dell’Ippodromo, per alcuni si sia trasformato in un grande incubo. In Rete monta la rabbia di quelli che ci sono rimasti male. Molto male, a giudicare dai toni degli insulti che volano su un gruppo nato su Facebook a cui in poche ore si iscrivono oltre mille persone. Postano le loro foto: si vedono fango, code e i biglietti d’ingressi al costo medio di 15 euro. «Ci hanno venduto un’illusione», scrivono in coro. E chiedono rimborsi.
Perché il lancio dell’iniziativa, in un periodo in cui sono tutti più buoni ed euforici, era stato talmente grandioso da convincere qualcuno a mettersi in viaggio da molto lontano. C’è chi è arrivato dall’Abruzzo, persino dalla Calabria,
così per dare un’idea del volume della trasferta. E oggi si chiedono perché il Comune non ci abbia pensato bene prima di dare il via libera a un’operazione così impegnativa.
Ci sono poi quelli che denunciano condizioni di sicurezza precarie nel percorso guidato (dagli elfi) tra le attrazioni che portano al quartier generale di Babbo Natale. La visita al «Mondo della letterina» ha una durata di circa 15 minuti, mentre quello che porta dritto alla casa di Santa Claus è visitabile in 40. Il problema sono le code che bisogna mettere in conto per entrare in ognuno di questi spazi. E le code con i bambini in braccio o zavorrati alle caviglie, si sa, pesano il doppio.
La storia già non era nata troppo bene. Il villaggio che avrebbe dovuto aprire nell’ultima settimana di novembre viene messo sotto teca dalla magistratura. Che frena chiedendo un surplus di lavori in determinate aree dei 30 mila metri quadri del villaggio. Nel frattempo piove sul bagnato. Anzi diluvia. Per 22 giorni dei 30 del mese di novembre, quello dell’allestimento del progetto, viene giù tutta l’acqua possibile. Il terreno, che oltre a ospitare le gare di ippica è già stato «prestato» a concerti si trasforma in un fiume di fango. Gli organizzatori sono costretti agli straordinari. Il via libera arriva con due settimane di ritardo, con salti mortali e quintali di ghiaia portati per compensare il fondo del terreno. Qualcuno (anche tra gli organizzatori) ammette che nella fretta di mettere a punto le strutture attrattive non si sia riusciti a tirare a lucido il contorno in esterna. Per la prima settimana d’apertura però si ritrovano già 80 mila biglietti venduti. Il primo weekend completamente sold-out. Già venerdì si verificano i primi disagi: gli organizzatori riconoscono un caso e promettono dei biglietti omaggio, da utilizzare tra il 30 e il 31 dicembre (il villaggio chiuderà i battenti il 6 gennaio col passaggio della Befana) alle persone coinvolte. Sembrava un caso isolato. Ora ci sarà da capire dove porterà l’onda dei delusi montata in Rete. Ed è forse questo clima di attese lievitate a generare il caos. «Il progetto resta unico e bellissimo nel suo genere», dicono gli organizzatori. E non accettano di entrare nella palude delle polemiche.