Sul pavimento la Memoria di piazza Fontana
La storia in una targa. I parenti: orgogliosi di Milano
Adesso sono scolpiti per sempre nella stessa piazza in cui le loro vite sono state bruscamente interrotte mezzo secolo fa. Da ieri il nome e l’età di ciascuna delle 17 vittime della bomba stragista compaiono in altrettante formelle che il Comune ha fatto installare attorno alla Fontana di fronte all’ex Banca nazionale dell’agricoltura. Giovanni Arnoldi 42 anni, Giulio China 57, Pietro Dendena 45, Eugenio Corsini 65, Carlo Gaiani 37, Calogero Galatioto 37, Carlo Garavaglia 71, Paolo Gerli 45, Luigi Meloni 57,Vittorio Mocchi 33, Gerolamo Papetti 78, Mario Pasi 48, Carlo Perego 74, Oreste Sangalli 49, Angelo Scaglia 61, Carlo Silva 71, Attilio Valè 52. Ma c’è anche una diciottesima pietra, un po’ più grande delle altre, che racconta — a sua volta scolpita nel suolo della città — anche la verità storica su quella strage: a uccidere quelle persone, il 12 dicembre 1969, fu un «ordigno collocato dal gruppo terroristico di estrema destra Ordine Nuovo». E, come un sigillo, c’è lo stemma del Comune.
È stata la vicesindaco Anna Scavuzzo, ieri pomeriggio, a scoprire la nuova installazione, insieme al presidente dell’Associazione familiari delle vittime, Carlo Arnoldi. «È un gesto che onora il ricordo di cittadini innocenti che avevano ognuno la propria storia e la propria unicità, un tributo della città al loro sacrificio ha detto la vicesindaco —. Si tratta di un gesto di vicinanza a chi ancora soffre e monito a ricordare rivolto a tutti noi, a tenere alta la guardia, oggi come ieri e ancora più domani, contro ogni attentato alla libertà e alla democrazia».
A nome di tutti i parenti delle 17 persone uccise dalla deflagrazione, Arnoldi ha aggiunto: «È una giornata molto importate. Per noi, ma soprattutto per i nostri morti, che sono stati sempre ricordati come dei numeri freddi. Con questo lavoro, che il Comune ci ha donato, i nostri cari non potranno rivivere ma possono essere orgogliosi di noi e della città». Accanto a lui ci sono Paolo Dendena e Paolo Silva, che a loro volta hanno perso il padre in piazza Fontana e che da anni si dividono tra scuole e università di tutta Italia per raccontare ai giovani la storia che sta dietro alla bomba neofascista protetta da pezzi dello Stato. Per loro la visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al consiglio comunale straordinario di giovedì ha un valore enorme. «È il segno che lo Stato ci vuole stare vicino — ha sottolineato Arnoldi —. Dopo le parole del presidente della Camera Roberto Fico, che l’anno scorso ci chiese scusa quattro volte — ha aggiunto — riteniamo che la presenza di Mattarella sia una continuazione per la memoria, per la verità storica e chissà anche per la verità giudiziaria. Sarà difficile, ma noi non molliamo mai».
In città, intanto, prosegue il fitto programma di iniziative per commemorare quei giorni terribili di cinquant’anni fa. Questa mattina, al Pime, l’incontro per studenti e sindacati sul «bisogno di verità», domani pomeriggio, a palazzo di giustizia, un convegno su «indagini e processi» organizzato da Area democratica per la giustizia, lunedì un dibattito promosso dalal Camera penale e la piantumazione dell’albero dedicato a Giuseppe Pinelli in piazzale Segesta. Giovedì l’intervento di Mattarella a Palazzo Marino, il corteo ufficiale fino a piazza Fontana, seguito da quello della rete antifascista. E il 14 dicembre la catena musicale in memoria di Giuseppe Pinelli.