NON CONTA CHI NON C’È VA RITROVATA LA TESTA
Non poteva essere così brutta come a inizio stagione in campionato, non poteva essere così bella come nello strappo d’avvio di Eurolega. Ma com’è esattamente Milano? Vincere in volata contro Pesaro, zero successi e undici sconfitte in serie A finora, non è esattamente da grande squadra. E se venerdì in casa del Villeurbanne non dovesse andare bene, allora l’Olimpia collezionerebbe il quarto k.o. consecutivo in Europa, con la trasferta di Madrid quattro giorni dopo. E allungare la serie negativa allora sarebbe un attimo.
Dice: ci sono giocatori importanti infortunati. È vero, rinunciare a Gudaitis sotto canestro, a Nedovic dal perimetro e a Micov ovunque sul campo non è semplice. Volendo, è la stessa situazione che si è verificata lo scorso anno — e due dei tre lungodegenti erano gli stessi, Gudaitis e Nedovic — e lo scorso anno l’Olimpia usci dalle otto qualificate ai playoff europei in una manciata di minuti. Le assenze sono assenze, e fare a meno di giocatori importanti ovviamente non aiuta. Aiuterebbe però avere risposte importanti da chi invece in campo ci va, e qui Ettore Messina sta incontrando qualche problema. Shelvin Mack è un playmaker dalla lunga militanza in Nba, eppure quando si tratta di dare minuti di riposo al Chacho Rodriguez la sua presenza in campo diventa impalpabile, qualcosa — ma non troppo — di buono in difesa, grande difficoltà davanti nel traffico delle difese avversarie. Aaron White nello Zalgiris aveva mostrato grandi cose, oggi sembra un giocatore spaventato dalla propria ombra, tanto che quando combina qualcosa di buono i tifosi lo applaudono come fosse uno junior promosso in prima squadra. Gli italiani vanno a corrente alternata: Moraschini in campionato sembra poter uscire dal torpore di inizio stagione ma nel contempo Della Valle, fermato sul più bello da un infortunio (un altro) ora stenta a ritrovare il passo giusto. Rodriguez e Scola non possono sempre salvare Milano dai guai: non sono ragazzini, e la fatica alla lunga pesa.
Il percorso per diventare una Squadra è ancora lungo, ma il primo passo per avvicinarsi a quello che coach Messina ha in mente è trovare la testa giusta, avere consapevolezza di essere forte, quadrata, giusta. E invece ogni passo indietro sembra spingere di nuovo nello psicodramma qualche giocatore. In Italia la cosa si può ancora sopportare, il tempo c’è; in Europa, invece, ogni partita conta già parecchio.