MULTA, IL RIMBORSO IMPOSSIBILE KAFKA IN VERSIONE AMBROSIANA
Quest’anno l’albero di Natale in piazza Duomo non è il consueto abete ma una struttura sintetica in metallo di forma conica, coperta da circa 80 mila luci. Ritengo un peccato che non venga rinnovata una tradizione a cui la città era abituata, però credo che ogni tanto si possa cambiare e le novità vadano sempre accolte positivamente. Personalmente l’albero di Natale non mancherà in casa mia e spero di vederne tanti nelle strade, nelle abitazioni e l’anno prossimo ancora in piazza Duomo.
Senzatetto
Prendendo spunto dall’appello del sindaco Sala ai cittadini milanesi affinché si rendano parte attiva nel convincere i clochard a recarsi nelle strutture di accoglienza, faccio io un appello al sindaco perché nel frattempo pensi a creare delle strutture anche mobili per accoglierli in modo dignitoso, ma ancora di più affinché si attivi ad aprire dei bagni pubblici, che del resto a Milano sono sempre esi
Caro Schiavi, sono al centro di un vicenda che una volta avrei definito kafkiana, ma purtroppo devo correggermi: è ambrosiana. Si tratta di una multa pagata regolarmente, importo 70,70 euro, relativa al mese di marzo del 2015. Passaggio sulla corsia riservata ai bus. Tre anni dopo, il 14 giugno 2018, ho ricevuto una ingiunzione di pagamento di 281 euro. Sicuro della mia buona fede vado in via Friuli. Controllate, dico, ci sarà il versamento. L’impiegata scuote la testa: qui non risulta pagata. Non ha la ricevuta? La cerco a casa, ma non la trovo. Nel dubbio, il 2 luglio pago l’importo quadruplicato.
Cinque giorni dopo, frugando tra vecchie carte, ecco la ricevuta: il verbale era stato pagato. Torno subito in via Friuli, allo sportello Polizia locale: mi riconoscono un provvedimento di discarico totale. Comincia così l’iter del rimborso: il Comune deve restituirmi i 281 euro. Serve un fax alla Direzione Bilancio e Entrate. Area riscossione. Lo mando ma non ricevo risposte. Invio un altro messaggio, questa volta via mail. Devo aggiungere il codice Iban. Finalmente qualcuno si fa vivo. «Per la sua posizione di rimborso riceverà una comunicazione con i tempi e le modalità di ritiro delle somme». Mai vista. Chiedo spiegazioni. Risposta: la sua richiesta è troppo recente e non è ancora registrata stiti, in modo che queste persone, dignitosamente, possano espletare le proprie necessità primarie. Ovviamente poi è necessaria un’organizzazione poiché questi bagni dovranno essere manutenuti e puliti. Immagino che ciò possa creare problemi di gestione e sicurezza ma ritengo che qualcosa debba essere fatto.
Uffici postali negli archivi informatici. Finisce il 2018, siamo nel 2019. Nuova mail di sollecito. Qualcuno si scusa. Devono «postalizzare a mezzo raccomandata la richiesta formale del mio Iban per il bonifico in banca». Ancora niente. Nel giugno 2019 invio una mail al sindaco Sala. Risponde l’Unita di coordinamento: abbiamo informato gli uffici competenti. Una funzionaria mi scrive: il ritardo è dovuto a motivi di trasparenza e sicurezza. Luglio 2019: una raccomandata mi avvisa che ci siamo, l’importo sarà liquidato sul mio conto. Devo solo chiedere un Pin e compilare una modulistica online. Ma non riesco ad accedere. Scrivo a tutti gli indirizzi precedenti: sono impossibilitato a compilare il format. Mi rispondono di inviare lo screenshot della schermata di errore. Torno in via Friuli: il giorno dopo mi dicono di fare un’istanza di rimborso cartacea. Siamo a novembre. Tutto tace. Richiamo la funzionaria. Rimandi il tutto online e spieghi che non accede al sito. Fatto. Ma quando clicco «prosegui» sparisce tutto.
Caro Fraschini, il tempo è galantuomo, dicevano i saggi. La burocrazia no. Ma quanto costa essere buoni cittadini?
Servono bagni pubblici
Mi è successo per giorni di non riuscire a spedire dal mio ufficio postale di via Castel Morrone perché avevo davanti 60 numeri e sportelli attivi 2 su 5. Per giunta, lo sportello prelievi era fuori servizio. In che paese siamo?
Passeggiando in corso Vercelli, come in corso Buenos Aires, come in centro e anche in altre strade e zone della città, d’estate si viene immersi in aria condizionata e di inverno in aria calda emanata dalle porte dei negozi lasciate aperte. Non c’era una legge o un’ordinanza comunale che vietava di tenere aperte le porte dei negozi? Se si, dove sono i vigili che la facciano rispettare? Non trovate inutile lamentarsi dell’inquinamento e poi non rispettare la più basica delle regole di gestione dell’energia? E poi ricorrere ad espedienti demagogici ed estemporanei?
Pochi sportelli