Dante parla al nostro presente
«Fedeli d’amore» con Ermanna Montanari del teatro delle Albe Sette quadri narrano l’ultimo periodo di vita del grande fiorentino
«La Divina Commedia è un’opera profetica. Dar vita oggi a questo capolavoro non significa celebrare le sue ceneri, ma soffiare su quel fuoco che ancora arde». Marco Martinelli continua la sua ricerca drammaturgica attorno alla figura di Dante con «Fedeli d’amore», un polittico in sette quadri per sette figure differenti e una sola voce: Ermanna Montanari che con l’autore, firma l’ideazione e la regia. Un progetto che a distanza di settecento anni dalla morte del sommo Poeta diventa riflessione sull’oggi.
S’inizia con le ultime ore di Dante profugo fuggito dalla sua città che lo ha condannato al rogo, qui lo vediamo sul letto di morte in esilio a Ravenna in preda alla malaria, «a raccontarci ciò che passa dalla sua mente» dice Martinelli, «è quella sottile nebbiolina romagnola che s’infila tra le fessure della stanza, una presenza che prende parola e ci svela il suo sentire». Subito dopo il tono cambia e tra musica (Luigi Ceccarelli) e sapienti giochi di ombre (Anusc Castiglioni), il protagonista ora è il demone della fossa dove sono puniti i mercanti di morte, un passo dantesco che nella riscrittura di Martinelli diventa «l’urlo dei violenti di oggi: politici, corrotti e oppressori del XXI secolo».
La parola passa quindi all’asino crociato che ha trasportato il Poeta nel suo ultimo viaggio, il simbolo della sofferenza del mondo che qui parla in dialetto romagnolo, mentre nel passo successivo c’è il diavoletto che scatena le risse attorno al denaro: «Dante vede la nascita del capitalismo e dei suoi orrori, la celebrazione di un nuovo dio a cui consacrarsi». II quadro che segue non può che essere il più feroce e attuale: «Serva l’Italia», l’invettiva sulla corruzione in cui il Paese scalcia se stesso. Il polittico termina con Antonia figlia dell’Alighieri che racconta come muore suo padre «fedele d’amore, una fine che non è fine». A sigillare il sipario, la misteriosa voce che accompagna gli ultimi istanti del grande passaggio, quello dalla vita alla morte.