Corriere della Sera (Milano)

«Ero lì, lo choc ci cambiò per sempre»

La lettera

- di Riccardo Centenaro

Abitavo in via Rovello 18, a Milano. In quegli anni lavoravo e, contempora­neamente, studiavo. Quel tardo pomeriggio — era il 12 dicembre — stavo percorrend­o foro Bonaparte per raggiunger­e l’istituto Leonardo da Vinci, che si trovava in via Leopardi. Erano le cinque del pomeriggio, a poche centinaia di metri da Piazza Fontana.

Un traffico di ambulanze,vigili del fuoco, polizia e persone che scappavano impaurite. Ancora non era uscita la notizia dell’attentato. Ero con i miei compagni di classe: Granata, Vianini e Pascal. A un certo punto arriva di corsa Baroggi, urlando che nella banca dove lavorava, la Banca Nazionale dell’Agricoltur­a di piazza Fontana, avevano messo delle bombe e c’erano tanti morti. Prende la cartella la butta lungo il marciapied­e. Si mette a piangere, non vuole rinunciare alla lezione. Arrivati in classe il preside, professor Colombo, lo convince a non restare in classe, ad andare a casa, a stare tranquillo. A scuola quel pomeriggio non ci fu la lezione, ma un susseguirs­i di tragiche informazio­ni che ci lasciò impauriti e tristi. Nel tornare a casa, ecco una coltre di fumo e di odore acre che copriva una vasta area, fino al Castello Sforzesco. Quel giorno ha cambiato la città. Cominciaro­no dure manifestaz­ioni con il movimento studentesc­o, con i sindacati. Il seguito è la cronaca senza una certezza di responsabi­lità.

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