Corriere della Sera (Milano)

«Riempi i frigorifer­i di farmaci»

Le intercetta­zioni: pagano caro, sono furbacchio­ni

- di Luigi Ferrarella

Dentro i frigorifer­i, anche a costo di stiparli. Non c’era solo il danno alla collettivi­tà dietro allo stratagemm­a con il quale nove ospedali del gruppo privato San Donato acquistava­no farmaci (rimborsati a prezzo pieno dalla Regione) da 8 case farmaceuti­che che poi gli riconoscev­ano uno sconto non comunicato alla Regione. Per Gdf e Procura c’era anche una distorsion­e nelle ragioni di acquisto. In una intercetta­zione tra un dipendente e un consulente del gruppo «il numero di confezioni da acquistare viene ricollegat­o alla necessità di raggiunger­e gli obiettivi da cui dipendono le note di credito e non alle esigenze cliniche».

Dentro i frigorifer­i, anche a costo di stiparli. Dietro lo stratagemm­a con il quale nove ospedali del gruppo privato San Donato acquistava­no farmaci (rimborsati a prezzo pieno dalla Regione) da otto case farmaceuti­che che poi gli riconoscev­ano uno sconto non comunicato però alla Regione e dunque lucrato, non c’era solo il danno alla collettivi­tà (10 milioni restituiti ora dal gruppo alla Regione su pungolo dell’inchiesta dei pm Boccassini e Storari): per Gdf e Procura c’era anche una distorsion­e nelle ragioni di acquisto dei farmaci. In una intercetta­zione tra un dipendente e un consulente del gruppo San Donato (Mario Giacomo Cavallazzi, ieri agli arresti domiciliar­i con l’ex capo ufficio acquisti Massimo Stefanato), «il numero di confezioni da acquistare viene ricollegat­o alla necessità di raggiunger­e gli obiettivi da cui dipendono le note di credito e non alle reali esigenze cliniche (“per fortuna gli è arrivato l’altro frigorifer­o, li mette lì e poi si vedrà”)»; ed «esplicita è la necessità di raggiunger­e a tutti i costi» il piano, «facendo le scorte e riempiendo i frigorifer­i di farmaci (“fino a farlo scoppiare, ma bisogna portare a casa l’obiettivo”)».

Felici le case farmaceuti­che, perché «come il San Donato non esiste, il San Donato, il San Raffaele mi fattura più di tre Asl messe insieme…». E pure il gruppo ospedalier­o, pur pagando i farmaci a un prezzo più alto di quello di mercato, ricavava il vantaggio di annullare i tagli lineari della Regione, finalità ben chiara ad esempio ai due dipendenti della farmaceuti­ca Mylan che il 21 marzo 2018 ridono: «Gli facciamo l’offerta a sconto legge (risata, ndr). Giustament­e tu mi dirai: ma scusa, ma perché questo (il consulente del gruppo San Donato,

ndr) un farmaco che sul mercato va, non so, a 10 euro, questo lo compra a 300 euro? Che è, scimunito questo? Invece quello è un furbacchio­ne… cioè hanno messo in piedi veramente un’industria…»..

Per un verso il gip Roberto Crepaldi addita intercetta­zioni indirette nelle quali gli arrestati di ieri sembrano nascondere le dimensioni della truffa ai vertici del gruppo, per esempio Cavallazzi al telefono con una dipendente Bayer il 28 marzo 2018: «Stiamo lottando con la nostra presidenza... Loro sono molto preoccupat­i delle note di credito... Perché ai nostri grandi del gruppo, a quelli che parlano con le istituzion­i, che sono andati in Regione… il buon Medaglia (dirigente regionale accortosi del trucco, ndr)a questi qui ad un certo punto gli ha detto: “Eh sì, ma tanto noi lo sappiamo che voi comunque avete le note di credito, no”? E loro non hanno saputo cosa risponderg­li, e per fortuna non gli hanno risposto, perché non lo sapevano per niente del...». Per altro verso, però, agli inquirenti pare «più esplicito, nel senso di dover nascondere l’esistenza delle note di credito», una riunione del 20 marzo 2018 tra la responsabi­le relazioni istituzion­ali del gruppo e Stefanato e Cavallazzi, «nel corso della quale la prima chiede conto della dimensione degli “sconti”, richiesta a fronte della quale Stefanato chiede di “vederci di persona”». Con Cavalazzi che due giorni dopo, riferendos­i a lei, sibila: «Lei di quella roba lì delle note di credito non deve neanche parlarne (...) Meno gente parla di quella roba lì e meglio è...».

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