Corriere della Sera (Milano)

Prezzi popolari e stile vintage Mezzo secolo al bar Picchio: una festa con brindisi e giochi

Locali Festeggia 50 anni il ritrovo di Porta Venezia amato dagli studenti. Stasera si brinda Spritz a 3,50 euro e atmosfera conviviale Il vintage che resiste

- di Laura Vincenti

Eravamo quattro amici al bar. Augusto, Vittorio e Francesco, 241 anni in tre, vengono qui tutti i pomeriggi a trovare Paolo, il titolare: «Ci conosciamo da sempre, da quando ha aperto il bar. All’inizio lui non capiva niente di questo mestiere — raccontano, scherzando — ci vendeva lo champagne al prezzo di un bianco qualsiasi». Paolo Acquaviva, nato nel 1941 a Trani, rilevò la storica tabaccheri­a (la licenza risale al 1914) di via Melzo nel 1969, insieme con la moglie Caterina: «Siamo emigrati qui dalla Puglia in cerca di lavoro», ricorda. All’inizio dell’attività, si giocava anche a biliardo e a carte. Adesso non più. Ma Paolo e Caterina ancora oggi, dopo mezzo secolo, aprono il bar tutti i giorni alle 8 del mattino e chiudono la sera tardi, alternando­si con i figli Felice e Carmen, che praticamen­te sono cresciuti qui.

Il Bar Picchio, soprannomi­nato così per via della vecchia insegna esterna, stasera festeggia 50 anni di attività. Tutto addobbato per l’occasione, dalle 20 sono in programma brindisi, giochi e premi, tra cui l’ambitissim­a maglietta del locale. Attesi tutti i clienti più affezionat­i, che sono tantissimi, sopratutto tra gli studenti, sempre a caccia di posti con un buon rapporto qualità/prezzo. Il Picchio è rimasto sempre uguale: sembra di entrare in un bar di 50 anni fa. «È un posto autentico, genuino, dove ti accolgono sempre con un sorriso», racconta Giovanna, cliente abituale. «Si conosce tanta gente— assicura Felice — perché qui tutti abbassano le maschere. E poi si becca un sacco: alcune coppie si sono innamorate gustando il nostro Spritz, hanno avuto anche dei figli e ci hanno portato le foto».

Le foto sono appese, insieme ad altre centinaia, dietro al bancone del bar: «Una sorta di Facebook offline: questa usanza è iniziata circa 30 anni fa perché gli artisti, che da sempre frequentan­o il bar, ci lasciavano la loro foto con l’autografo. Poi hanno cominciato a farlo anche gli habitué». Dietro la fototesser­a, di solito, si scrive anche il numero di telefono, per essere ricontatti. In cambio, si ha in omaggio un chupicchio, il chupito del Picchio. Altro punto di forza sono i prezzi, anche questi di una volta, molto competitiv­i in una città come Milano: birrette e Negroni costano 3,50 euro. Ma c’è ancora qualcuno che ordina il Rabarbaro con il seltz, proprio come un tempo. Insomma, il Picchio è il classico bar di quartiere tipico di una Milano che sta scomparend­o: nella sola via Melzo, adesso molto mondana, tutte le insegne storiche si stanno spegnendo a favore di locali e ristoranti più moderni e alla moda. «Ma noi cerchiamo di resistere», conclude Felice. Auguri.

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(De Grandis/Fotogramma) Al bancone Carmen serve l’aperitivo. Sullo sfondo le foto degli habituée

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