Corriere della Sera (Milano)

«Fascista è chi il fascista fa»

Michela Murgia in scena con un monologo di parole e musica

- Livia Grossi

«Mi auguro che in sala non siano già tutti fascisti se no il mio lavoro è inutile, spero che ci sia ancora un po’ di democrazia dentro di voi così posso farvi cambiare idea». Michela Murgia, scrittrice già premio Campiello approda nella nostra città con il suo provocator­io «Istruzioni per diventare fascisti», un concerto per parole e musica (Francesco Medda Arrogalla) che mette in crisi i luoghi comuni. «In scena provo a dimostrare come la democrazia sia un sistema superato, costoso e inutile», afferma la scrittrice. Un monologo diverso ogni sera (tratto dal libro omonimo) che segue il ritmo della cronaca, l’occasione per parlare con l’autrice del testo motivo di attacchi e polemiche. «Contrariam­ente a quello che si pensa il libro è stato scritto non pensando a Salvini, ma a Renzi e a certe derive destroidi del centro sinistra», sottolinea Murgia. «Qui non entro in ambito

Scrittrice ideologico, ma rifletto sul metodo e poiché in politica contenuto e prassi sono la stessa cosa, fascista è chi lo fa. Il vero bersaglio è quella sensibilit­à ormai diffusa nel Paese che ha fatto abbassare la guardia a tutto l’arco costituzio­nale».

La questione linguaggio dunque diventa centrale. «Se guardiamo a come si esprimono sui social i due Mattei è davvero difficile trovare una differenza: con i loro “bacione” e “ciaone” dichiarano di usare lo stesso registro. Quando uno dice ”ruspa” e l’altro “rottamiamo­li” entrambi stanno riducendo l’antagonist­a a un relitto di cui disfarsi, non si stanno ponendo di fronte a qualcuno con cui confrontar­si democratic­amente, non gli passa neanche per la mente che un giorno l’avversario potrebbe governare il Paese al posto loro».

Sul fronte democrazia apparente e possibili anticorpi, l’autrice osserva: «le reazioni che ha suscitato il caso Segre sono importanti, ma bisogna avere molta attenzione anche al dato Censis: il 48% degli italiani sogna un uomo forte al potere che non debba passare da elezioni e altre “perdite di tempo politiche”. È allarmante! La democrazia rappresent­ativa è un luogo di mediazione, se si incomincia dire che il confronto è solo una perdita di tempo, si sta dicendo che è la democrazia che non ci interessa più». E infine la questione donne, sinistra e potere politico: «quando Renzi dichiara che il suo partito è femminista mi fa ridere. Le donne che si trovano in una posizione di potere sono state messe lì da un uomo che sta sopra di loro. Il femminismo è una revisione del sistema, non un’occupazion­e dei modelli di potere maschili».

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Michela Murgia ha tratto un monologo dal suo ultimo libro

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