Corriere della Sera (Milano)

Alunni stranieri, lite sulla scuola

Aumentano gli istituti con oltre il 30 per cento di iscritti internazio­nali. Nessun caso nel centro storico La Lega attacca: classi ghetto nelle periferie. L’assessore Limonta: sono bambini nati qui

- di Andrea Senesi

In testa c’è sempre la scuola elementare di via Paravia, a San Siro: 115 bambini stranieri su 126 (91,3 per cento), poi la media di via Russo, tra via Padova e viale Monza (74 su 82), e al terzo posto la primaria di piazza Gasparri, alla Comasina. Ci sono 63 scuole primarie e 39 medie dove la percentual­e degli iscritti stranieri supera il 30 per cento. La leghista Sardone: «Un aumento evidente rispetto allo scorso anno». L’assessore Limonta: «Sono bimbi nati qui».

In testa c’è sempre la scuola elementare di via Paravia, a San Siro: 115 bambini stranieri su 126 (91,3 per cento), poi la media di via Russo, tra via Padova e viale Monza (74 su 82, pari all’85 per cento), e al terzo posto la primaria di piazza Gasparri, alla Comasina. La mappa delle scuole più multietnic­he si deve a un’interrogaz­ione della consiglier­a leghista Silvia Sardone all’assessore all’Educazione Laura Galimberti. I dati dicono che ci sono 63 scuole primarie e 39 medie dove la percentual­e degli stranieri supera il 30 per cento, «con un aumento evidente rispetto allo scorso anno scolastico — sottolinea l’euorparlam­entare leghista — quando se ne contavano rispettiva­mente 58 e 28». La mappa ha un solo buco, la zona 1: nessuna scuola del centro storico registra infatti percentual­i superiori al 30 per cento d’iscritti stranieri. Nella classifica delle scuole mulsta tietniche stravincon­o invece le varie periferie «difficili»: San Siro, via Padova, Corvetto, Calvairate, Giambellin­o, Stadera, Ponte Lambro, Barona. Ma va sottolinea­to anche un altro dato. Si tratta, in maggioranz­a, di stranieri solo «sulla carta»: «La percentual­e di bambini nati in Italia, sul totale degli iscritti a queste scuole con cittadinan­za estera, varia dal 42 all’85 per cento. E anche questo è un dato in crescita», sottolinea l’assessore Galimberti nella sua risposta scritta. Il fenomeno, come si conviene, ha nome inglese: «white flight», le famiglie «bianche» che fuggono dalle scuole considerat­e ghetto. Un tema sempre più studiato a livello accademico a cui il Comune ha provato a dare rispogiust­o un anno fa, attraverso una serie di micro-misure: dal ridisegno dei bacini di utenza all’integrazio­ne dell’offerta formativa, fino al rinnovo degli spazi dell’apprendime­nto al dimensiona­mento, dal sostegno a progetti speciali alla realizzazi­one di una rete di collaboraz­ioni stabili.

I numeri però hanno una loro forza inesorabil­e e dicono che a Milano dal 2000 al 2017 la percentual­e dei residenti stranieri in fascia d’età compresa tra i sei e i 13 anni è passata dal 10,5 al 24,2. E che di conseguenz­a anche la composizio­ne della popolazion­e scolastica è cambiata.Nel sistema scolastico pubblico statale, per quel che riguarda il primo ciclo della scuola dell’obbligo,

gli studenti di cittadinan­za straniera, nelle 143 scuole elementari, sono il 27,3 per cento(il 75 per cento dei quali nato in Italia) e il 25,7 per cento nelle 90 medie (col 60,9 per cento di «nativi»).

Il resto appartiene al dibattito politico. «È assurdo che tra i banchi di scuola gli italiani spesso e volentieri si sentano gli stranieri della classe, nonostante si trovino nella propria città. Il rischio concreto, ovviamente, è che i programmi rallentino a danno di tutti», attacca Silvia Sardone: «È passato un anno dall’intervento della giunta e le percentual­i di stranieri nelle scuole continuano a lievitare. Forse quando gli italiani spariranno completame­nte per iscriversi negli istituti privati il sindaco interverrà?». Replica il neoassesso­re all’edilizia scolastica Paolo Limonta, maestro elementare alla scuola Trotter, dietro via Padova: «Io insegno proprio in uno di questi istituti. Nella mia classe ci sono diciassett­e bambini con genitori stranieri. Sono nati tutti a Milano, parlano benissimo l’italiano e sono bambini felici. Quindi continui pure Sardone a parlare di cose che non conosce a uso e consumo della sua campagna elettorale permanente».

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