Alunni stranieri, lite sulla scuola
Aumentano gli istituti con oltre il 30 per cento di iscritti internazionali. Nessun caso nel centro storico La Lega attacca: classi ghetto nelle periferie. L’assessore Limonta: sono bambini nati qui
In testa c’è sempre la scuola elementare di via Paravia, a San Siro: 115 bambini stranieri su 126 (91,3 per cento), poi la media di via Russo, tra via Padova e viale Monza (74 su 82), e al terzo posto la primaria di piazza Gasparri, alla Comasina. Ci sono 63 scuole primarie e 39 medie dove la percentuale degli iscritti stranieri supera il 30 per cento. La leghista Sardone: «Un aumento evidente rispetto allo scorso anno». L’assessore Limonta: «Sono bimbi nati qui».
In testa c’è sempre la scuola elementare di via Paravia, a San Siro: 115 bambini stranieri su 126 (91,3 per cento), poi la media di via Russo, tra via Padova e viale Monza (74 su 82, pari all’85 per cento), e al terzo posto la primaria di piazza Gasparri, alla Comasina. La mappa delle scuole più multietniche si deve a un’interrogazione della consigliera leghista Silvia Sardone all’assessore all’Educazione Laura Galimberti. I dati dicono che ci sono 63 scuole primarie e 39 medie dove la percentuale degli stranieri supera il 30 per cento, «con un aumento evidente rispetto allo scorso anno scolastico — sottolinea l’euorparlamentare leghista — quando se ne contavano rispettivamente 58 e 28». La mappa ha un solo buco, la zona 1: nessuna scuola del centro storico registra infatti percentuali superiori al 30 per cento d’iscritti stranieri. Nella classifica delle scuole mulsta tietniche stravincono invece le varie periferie «difficili»: San Siro, via Padova, Corvetto, Calvairate, Giambellino, Stadera, Ponte Lambro, Barona. Ma va sottolineato anche un altro dato. Si tratta, in maggioranza, di stranieri solo «sulla carta»: «La percentuale di bambini nati in Italia, sul totale degli iscritti a queste scuole con cittadinanza estera, varia dal 42 all’85 per cento. E anche questo è un dato in crescita», sottolinea l’assessore Galimberti nella sua risposta scritta. Il fenomeno, come si conviene, ha nome inglese: «white flight», le famiglie «bianche» che fuggono dalle scuole considerate ghetto. Un tema sempre più studiato a livello accademico a cui il Comune ha provato a dare rispogiusto un anno fa, attraverso una serie di micro-misure: dal ridisegno dei bacini di utenza all’integrazione dell’offerta formativa, fino al rinnovo degli spazi dell’apprendimento al dimensionamento, dal sostegno a progetti speciali alla realizzazione di una rete di collaborazioni stabili.
I numeri però hanno una loro forza inesorabile e dicono che a Milano dal 2000 al 2017 la percentuale dei residenti stranieri in fascia d’età compresa tra i sei e i 13 anni è passata dal 10,5 al 24,2. E che di conseguenza anche la composizione della popolazione scolastica è cambiata.Nel sistema scolastico pubblico statale, per quel che riguarda il primo ciclo della scuola dell’obbligo,
gli studenti di cittadinanza straniera, nelle 143 scuole elementari, sono il 27,3 per cento(il 75 per cento dei quali nato in Italia) e il 25,7 per cento nelle 90 medie (col 60,9 per cento di «nativi»).
Il resto appartiene al dibattito politico. «È assurdo che tra i banchi di scuola gli italiani spesso e volentieri si sentano gli stranieri della classe, nonostante si trovino nella propria città. Il rischio concreto, ovviamente, è che i programmi rallentino a danno di tutti», attacca Silvia Sardone: «È passato un anno dall’intervento della giunta e le percentuali di stranieri nelle scuole continuano a lievitare. Forse quando gli italiani spariranno completamente per iscriversi negli istituti privati il sindaco interverrà?». Replica il neoassessore all’edilizia scolastica Paolo Limonta, maestro elementare alla scuola Trotter, dietro via Padova: «Io insegno proprio in uno di questi istituti. Nella mia classe ci sono diciassette bambini con genitori stranieri. Sono nati tutti a Milano, parlano benissimo l’italiano e sono bambini felici. Quindi continui pure Sardone a parlare di cose che non conosce a uso e consumo della sua campagna elettorale permanente».