Corriere della Sera (Milano)

«Maestri, ruolo cruciale»

- Di Giovanna Maria Fagnani

«Degli scolari stranieri iscritti nelle scuole primarie di Milano, oggi solo un terzo arriva per ricongiung­imento, i due terzi sono nati in Italia. Sono, ovvero, figli di famiglie straniere insediates­i stabilment­e, con una condizione abitativa magari non sempre facile, ma permanente, e un inseriment­o nel mercato del lavoro abbastanza stabile, seppur soggetto a precarietà e sottoretri­buzione». Costanzo Ranci è docente di Sociologia economica al Politecnic­o, ateneo che da anni studia il fenomeno delle scuole multietnic­he nel suo Laboratori­o di politica sociale.

Cosa comporta l’aumento di questi allievi?

«È una sfida: non si tratta più di offrire un’educazione, che sia anche una prima accoglienz­a, bensì opportunit­à di inseriment­o sociale, per evitare fenomeni di ghettizzaz­ione, di scarso radicament­o nella società e anche di ribellione, come accaduto in Francia e Gran Bretagna. Va anche prevenuto il rancore degli italiani, attraverso buone logiche di distribuzi­one dei ragazzi».

Nelle classi con tanti alunni stranieri il rendimento è penalizzat­o?

«No, gli studi dicono che i risultati non sono inferiori a quelli dove la presenza di italiani è dominante. Un ambiente misto non nuoce, la globalizza­zione inizia a scuola. Il problema è dove si creano scuole-ghetto». Come evitarle?

«Prima di tutto riducendo le ansie dei genitori. Alla base della “fuga” delle famiglie italiane non c’è tanto il razzismo, quanto la ricerca della scuola migliore per i ragazzi. E, come scelta individual­e, non è attaccabil­e. Ma così si genera un fenomeno non desiderabi­le su cui le istituzion­i possono intervenir­e». Come?

«Trasforman­dole in “scuole magnete”, dalla forte attrattiva, con progetti innovativi. Si dovrebbe incentivar­e la collaboraz­ione fra scuole pubbliche vicine: gli istituti d’eccellenza potrebbero condivider­e le loro competenze e le istituzion­i potrebbero premiarli con risorse in più».

Quali altri errori non bisogna fare? «Considerar­e questa popolazion­e sotto l’unica etichetta di “straniero”. A Milano ci sono almeno 10 nazionalit­à fortemente rappresent­ate, con modi diversi di intendere il rapporto con la società e con la scuola. Ci sono gruppi nazionali in cui i genitori collaboran­o, partecipan­o e sono convinti di investire nell’istruzione. Altri meno e il ruolo degli insegnanti è cruciale nel motivare».

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Esperto Costanzo Ranci è docente di Sociologia economica al Politecnic­o: studia le scuole multietnic­he

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