Nonno, nipote e i cento leoni catturati nei quartieri
Un nonno, una nipotina, cento leoni «catturati» in città. È un libro, ma pure una guida diversa e divertente ai segreti e ai simboli di Milano. Si chiama «A caccia di…leoni a Milano» il libro scritto da Giuseppe Scotti, luminare nel campo della Neuroradiologia. «È nato come un gioco con Elena, di nove anni», spiega. Cento statue scovate tra centro e periferia.
«A caccia di…leoni a Milano»: nato come un gioco, è diventato un libro (Youcanprint editore). L’idea è venuta al professor Giuseppe Scotti, luminare nel campo della Neuroradiologia e nonno affettuoso. «Volevo trovare un espediente pedagogico e divertente perché la mia nipotina più grande, Elena, nove anni, si guardasse un po’ più intorno. Il cruccio di noi adulti, soprattutto di chi è stato educatore come me che ho formato tanti medici, è che i bambini hanno troppo spesso lo sguardo incollato agli schermi di cellulari, tablet e tivù. Così il professore ha inventato questa storia per stimolare la curiosità della nipote: andare a caccia di leoni, ma non nella savana. Nelle strade della città ne hanno catturati un centinaio con il telefonino, tutti illustrati nel libro con scatti amatoriali. «Perché proprio i leoni? Piacciono ai bambini e poi Milano ne è davvero ricca, tra fregi e statue su palazzi, chiese e monumenti», spiega il professore. Se ne trovano, per esempio, sulla facciata del Duomo e della Stazione Centrale, in Galleria, sul monumento dedicato a Giuseppe Garibaldi in largo Cairoli e su quello di piazza Cinque Giornate. «È anche un modo per scoprire Milano e la sua storia, certo usando sempre un linguaggio molto semplice, da bambini». Questo animale rappresenta la forza, «ma il mio preferito è un leoncino curiosissimo, appollaiato su un muretto in via Lulli: non ha l’aria aggressiva o di difesa, sembra invitante», conclude Scotti. E il gioco potrebbe continuare: a caccia di aquile o coccodrilli. In città.