«Dal concertone una svolta ecologica»
Federica (la «Greta italiana») sul palco di piazza Duomo: speranza nel futuro
Sarà un Capodanno all’insegna della sostenibilità quello organizzato dal Comune in piazza Duomo: plastic free, luci a basso consumo, carta riciclata e metropolitana in funzione fino alle 2. Sul palco, oltre agli artisti protagonisti del tradizionale concerto del 31 dicembre (Lo Stato Sociale, Coma Cose, Myss Keta), anche Federica Gasbarro, la 24enne attivista per il clima, unica italiana chiamata al vertice delle Nazioni Unite a rappresentare la sua generazione. «Parlerò della speranza perché nella speranza risiede la motivazione — anticipa Francesca al Corriere —. E delle cose che ci restano da fare. Sul clima dobbiamo voltare pagina».
Quello che il Comune di Milano ha organizzato per il 31 dicembre in piazza del Duomo sarà un capodanno all’insegna della sostenibilità. Plastic free, con luci a basso consumo, carta riciclata e metrò aperto fino alle 2 di notte. Ma soprattutto sarà una festa di musica dal vivo — con Myss Keta, il duo Coma Cose, la band Lo Stato Sociale — e il coinvolgimento di Federica Gasbarro, l’attivista per il clima, unica italiana chiamata al vertice dell’Onu a rappresentare una generazione. Perché i protagonisti di questa festa milanese saranno i giovani.
Studentessa di biologia, 24 anni, soprannominata «la Greta Thunberg italiana», Federica è stata invitata a tenere un discorso sul palco, tra una canzone e l’altra. «Parlerò della speranza — dice —, nella speranza risiede la motivazione. E delle cose che ci restano da fare, non di quelle non fatte. Inutile farsi abbattere come dopo l’ultima conferenza sul clima. Voltiamo pagina».
È stata grande la delusione a Madrid?
«Sì, ci aspettavamo almeno un accordo. Perché mettere in piedi un evento del genere, invitando i rappresentanti di quasi 200 Stati, se poi non si arriva a nulla? La verità è che la Cop25 è stata gestita male, ci si è riempiti la bocca di parole vuote. Adesso dobbiamo fare in modo che la prossima sia quella del cambiamento, così che non ce ne sia più bisogno. Ecco perché abbiamo bisogno di ottimismo».
E come si fa? «Ricordandosi di tutto quello che è successo in così poco tempo. Venerdì è stato il nostro cinquantesimo sciopero. Non andiamo a manifestare per farci i selfie, ma perché ci crediamo davvero. Se il movimento dei Fridays for Future non si fosse basato su qualcosa che ha delle solide fondamenta, cioè la scienza, non sarebbe durato così a lungo.
In un anno e mezzo è andato tutto migliorando, è aumentata la consapevolezza generale. Prima gli ambientalisti venivano percepiti come degli utopisti che vivono di sogni. Oggi sappiamo tutti che il problema del clima è reale».
E allora perché i politici non decidono?
«Primo, perché fa parte dell’indole umana procrastinare la soluzione di un problema fino a quando non si è con l’acqua alla gola. E oggi lo siamo, letteralmente. È come quando hai un esame da fare, rinvii fino all’ultimo e poi ti ritrovi con 400 pagine da studiare in un giorno. E poi perché ci sono degli interessi economici in gioco».
E allora come si fa a cambiare?
«Con la conoscenza e le buone pratiche, due aspetti legati tra loro. Se le persone capiscono perché è importante avere uno stile di vita sostenibile, rinunciare alla macchina, fare la spesa a chilometro zero, comprare prodotti sfusi ecc., allora anche le aziende saranno costrette a cambiare.
Ecco perché sono importanti la divulgazione scientifica e l’informazione».
Un desiderio per il 2020? «Essere più concreta, perché anche noi parliamo, parliamo, ma non agiamo».
Un esempio?
«Vorrei entrare in un bar e poter riempire la mia borraccia con l’acqua, senza chiedere un bicchiere o comprare una bottiglia di plastica. E girare in bici a Roma, senza per questo rischiare la vita. Oggi io non ho queste libertà».
Un sogno personale?
Ottimismo C’è più consapevolezza: prima l’ambientalismo era considerato utopia
«A fine gennaio uscirà il mio libro, Diario di una striker (Piemme), che spero ispiri tanti ragazzi a fare come me. Io sono una timida e introversa, ma ho capito che se credi in te puoi fare tanto. E poi mi mancano tre esami alla laurea. Poi mi piacerebbe continuare ad occuparmi del progetto che ho presentato a New York, un fotobioreattore che utilizza le alghe per assorbire la CO2. Va bene manifestare, ma vorrei dare un contributo concreto al cambiamento».