Tre nuovi locali per il cenone Dall’Asian Style del «Bokok» ai gusti romagnoli di «Giuliano»
Romantica, tradizionale, etnica Dalla Romagna a Chinatown tre idee per la cena di Capodanno
Si festeggia in locali blasonati, bistrot, trattorie. Milano, nascente capitale gastronomica europea, offre tutto: pesce, tortellini in brodo, lenticchie e cotechino per i tradizionalisti; nuova cucina «meneghino-asiatica» per gli esploratori. Ecco la nostra selezione tra i locali di recente apertura, da scoprire a fine anno.
Proprio di fronte alla Torre Velasca c’è Giuliano, che ha già conquistato tanti milanesi, molti tra i famosi dello spettacolo. Ampio locale di 130 coperti, format che va dal convivio aziendale alla cena romantica. «San Silvestro sarà familiare. Mettiamo il cliente a suo agio, come a casa», dice Alessio Sassi, oltre 180 mila follower su Instagram, patron con la madre Liliana. «Perché ci chiamiamo Giuliano 1987? Trent’anni fa non avevamo soldi per cambiare insegna al nostro primo locale di Cesenatico: ci ha portato fortuna e abbiamo conservato il nome anche a Milano». No alla forqualità malità, nessun cedimento agli estetismi nel piatto: mamma Liliana, che al Portocanale di Cesenatico è una leggenda, da sempre bada alla sostanza. E fa la spola ai fornelli, tra la Romagna e Milano. San Silvestro alla carta, da Giuliano può includere la ricetta segreta delle alici marinate, risotti, fritti leggerissimi e passatelli profumati al limone in brodo di mare. Abbondanza, cucina coraggiosamente barocca, spensieratezza romagnola. Ancora Romagna, patria dello chef Enrico Croatti, ma altre atmosfere al Moebius, nome ispirato al celebre fumettista francese. L’ex magazzino tessile, rigenerato in chiave post industriale dagli architetti Baldini, è da guardare a bocca aperta: ospita addirittura un gigantesco ulivo di 700 anni, protetto da una teca di vetro. Moebius è al tempo stesso cucina fine dining, tapa bistrot, cocktail bar, negozio di vinili, spazio per la musica dal vivo. Qui regna il riminese Croatti, 37 anni, percorso costellato di stelle. Lo stile di cucina ingloba citazioni spagnole, statunitensi e francesi, ma la notte di Capodanno vince la tradizione: filetto alla Rossini con foie gras, tartufi e spinaci e agnolotti alle erbe crude. Dice Croatti: «Propongo un concetto poco frequentato di cucina: un’osteria, contemporanea e gastronomica».
Niente lucine natalizie né decorazioni orientali nell’ultima novità di Chinatown. Nell’ampio magazzino dove si vendevano abiti da sposa, è nato Bokok («stanza del tesoro»). Non solo ristorante, ma luogo di incontro anche pomeridiano. È il sogno realizzato del proprietario Jun e del giovane cuoco Michele Yang, diplomato all’Accademia di Brera: coprire puntando sulla la fascia intermedia di ristorazione «asian style». C’è mercato tra i cinesi a pochi euro e i migliori asiatici di Milano, da Iyo a Bon Wei, Gong e Wicky’s. Bokok è un buon cinese, con servizio puntuale e ottime materie prime. Insolita la struttura che circonda il soppalco, con libri illuminati come quadri. «Per ora cinesi, aggiungeremo altre lingue. Si possono sfogliare, davanti a un tè o a un ramen». Imperdibili i noodles al nero di seppia con verdure e fiocchi di tonno essiccato (katsuobushi) e i dim sum dalla pasta sottilissima, una delle migliori versioni di Milano.
L’atmosfera che si respirerà da “Giuliano” nella sera del 31 dicembre sarà familiare. Il cliente dovrà sentirsi a suo agio, come a casa
Variazioni
Dal classico cotechino al menu meneghinoasiatico: le proposte dei nuovi locali