E dopo i roghi dei rifiuti vigili del fuoco accerchiati e aggrediti in via Gola
Bottigliate e chiavi dell’autopompa sfilate
Lo stesso copione d’inizio 2018. Anarchici e marocchini, padroni del fortino di via Gola, hanno appiccato un incendio ai rifiuti e quando i vigili del fuoco sono intervenuti, li hanno accerchiati e insultati. Rubate le chiavi del mezzo dei pompieri. L’ennesima rivolta di un angolo nero e impunito di Milano.
Puntuali. A ogni inizio d’anno pari. Così era stato nei primi minuti del 2018, così è stato ieri. Il luogo: via Gola e il suo fortino di spacciatori, abusivi e prepotenti impuniti. I protagonisti: anarchici italiani e balordi marocchini alleati. Le vittime: ovviamente persone inermi, lavoratori che stavano facendo il proprio dovere, cioè i vigili del fuoco, intervenuti come allora per domare le fiamme appiccate ai rifiuti.
Mezzanotte e mezza. In via Gola angolo via Pichi, i soggetti hanno per appunto accumulato immondizia di vario tipo, trascinata fuori dagli alloggi dei palazzi Aler, e con fogli di giornale e accendini, e forse del liquido infiammabile in aggiunta per completare l’opera, hanno innescato il rogo. Alcuni residenti hanno dato l’allarme e chiamato i soccorsi. È arrivato il primo mezzo dei vigili del fuoco. I pompieri son stati accerchiati e bersagliati con bottiglie di birra, vino e spumante, e minacciati, spintonati, insultati. Qualcuno ha anche rubato le chiavi dell’autopompa. Immediato l’invio da parte della questura di un numero congruo di pattuglie per fronteggiare l’emergenza. Quello del furto delle chiavi non è stato più ritrovato. Pare sia un giovane sui vent’anni d’età. Siccome intanto le fiamme avevano acquistato ulteriori consistenza e altezza, dal comando di via Messina sono partiti altri mezzi dei pompieri fino a quando l’incendio è stato domato. Subito dopo sono iniziate le indagini. Bisogna risalire ai delinquenti che hanno ideato e organizzato l’azione. Al solito non sarà facile in considerazione delle conclamate caratteristiche del fortino (a cominciare dall’omertà), luogo nero di Milano sul quale, gli anni addietro, si sono sprecate le promesse politiche puntualmente mai realizzate, anche per ragioni, chiamiamole così, di «opportunità». Nei prossimi mesi, però, via Gola dovrebbe rientrare a pieno titolo — e operativamente — nell’elenco di aree popolari che saranno risanate e i fatti scellerati di ieri hanno confermato, sempre ce ne fosse il bisogno, che è arrivata l’ora, si spera convincendo di chi dovere anche in Comune. Commentando il bilancio 2019 del contrasto alle occupazioni abusive che per il primo anno ha registrato un’inversione di tendenza, il prefetto Renato Saccone ha di recente parlato della nuova strategia contro gli abusivi, applicata, per avere un esempio pratico, nelle operazioni nelle «case bianche» di viale Fulvio Testi. L’«aggressione» non più a unità individuali, i singoli appartamenti, bensì alle intere scale tenute prigioniere dagli abusivi. Del fortino di via Gola sono notori lo spaccio e le sue «regole». Originari della zona di Béni Mellal, i marocchini hanno abitazioni e appoggi logistici, a volte vivono nelle stesse case protetti da sentinelle agli ingressi dei palazzi e da pitbull sui ballatoi, mentre lo stupefacente (cocaina) è imboscato nelle cantine, perennemente prive di numeri, lettere, nomi sulle porte, e dunque spazi di tutti e di nessuno.
Il «fortino» e gli anarchici L’episodio all’angolo con via Pichi, nella zona delle case popolari futuro teatro di operazioni di sgomberi L’allarme lanciato da alcuni residenti