I bijoux ironici di Léa Stein
La designer parigina tra volpi, bottoni e chitarre
Le copertine dei libri devono incuriosire e spingere all’acquisto, specie se i libri vengono venduti in edicola dove tutto va più veloce, l’occhio e il tempo del compratore. Carlo Jacono (1929-2000) è stato un maestro dell’illustrazione che ha saputo interpretare mondi diversi (criminali, esotici, erotici, misteriosi, avventurosi) tenendo sempre presente il compito principale affidatogli.
Il ricordo della moglie «Dormiva poco e gli piaceva giocare a carte con gli amici ma sul lavoro era velocissimo»
La mostra che lo celebra a Wow Spazio Fumetto (fino al 12 gennaio), grazie all’archivio dell’artista curato dalla moglie, espone ben novanta tavole originali realizzate dagli anni Cinquanta in poi, utilizzate per romanzi, racconti, fumetti, con un occhio particolare per i gialli, non a caso visto che l’incontro tra Jacono e i Gialli Mondadori, iniziato nell’inverno 1951 con «Selby è in pericolo» di Erle Stanley Gardner (il creatore dell’avvocato Perry Mason) è durato fino al 1986, dopo più di tremila titoli.
La prassi tra editore e illustratore era semplice, come ha raccontato lo stesso Jacono in un’intervista del 1999 ad Andrea Carlo Cappi, scrittore e ideatore dell’archivio: «Seguivo le istruzioni della redapittore) zione con grande libertà. Mi venivano dati degli spunti, degli accenni di sceneggiatura, su cui poi lavoravo con un’immensa carta bianca. Mi dicevano che doveva esserci una donna vestita di verde, una pistola di un certo tipo… Mi sono fatto una grande cultura nel campo delle armi da fuoco». Ma la mostra non dimentica che a sua firma sono uscite per quasi trentacinque anni le cover di «Segretissimo», molte di «Urania» (più tutte le illustrazioni interne dei primi duecentoquaranta numeri) e poi tavole ispirate al western per «Intrepido», ai racconti rosa per «Confidenze» e «Grand Hotel», senza dimenticare i fumetti. Sue qualche centinaia di copertine di «Goldrake», un specie di James Bond in versione sexy e con la faccia di JeanPaul Belmondo, ma anche per altre serie, per i tempi (anni Sessanta) quasi scandalose, come «Jacula», «Walalla, l’indiana bionda», «Jungla» e «Messalina».
Tra le chicche della mostra le tavole realizzate per la rubrica settimanale di grandissimo successo «La realtà romanzesca», scritta da Mino Milani per «La Domenica del Corriere», e altre con scene di guerra, realizzate per case editrici straniere e poi pubblicate anche in Italia. A Wow potete seguire l’evoluzione artistica di Jacono, ma anche quella della sua firma. Prima è geometrica, quasi squadrata, poi si trasforma in una serie di svolazzi. Non crediate che per un’iperproduzione così l’artista (che fu anche ottimo lavorasse giorno e notte: «Non abbiamo mai rinunciato ai nostri viaggi», precisa la moglie Grazia. «Duravano anche parecchie settimane, in tutto il mondo, spesso con il camper. E il pomeriggio a Carlo piaceva andare al bar per giocare a carte con gli amici. Dormiva poco, però…». È appena uscito in libreria «Milano Pastis. La grande rapina del 1964» di Davide Pappalardo (Excalibur/RaccontaMi), storia romanzata del famoso colpo alla gioielleria Colombo di via Montenapoleone. La copertina? Del milanesissimo Jacono, un furto senza scasso (perché effettuato con il consenso della famiglia) all’archivio delle meraviglie.