La maratona in difesa del fiume
A piedi per 100 chilometri, tra sindaci e onlus. «Il Chiese non è una discarica»
Oggi Mirko Savi dovrebbe arrivare a Idro, dopo aver percorso esclusivamente a piedi dallo scorso primo gennaio un centinaio di chilometri seguendo il corso del fiume Chiese. Una battaglia ambientalista che il ventinovenne mantovano conduce tra argini, campagne, strade sterrate e punti impervi per risvegliare la coscienza di chi abita lungo l’asta del fiume.Una sfida portata avanti non a suon di slogan e proteste, ma in modo concreto: da un lato scendendo in campo in prima persona, con alcuni amici, per pulire e raccogliere rifiuti, dall’altro compiendo una piccola «impresa» in corso in questi giorni.
Una battaglia portata avanti non a suon di slogan e proteste, ma in modo concreto. Da un lato, scendendo in campo in prima persona, con alcuni amici, per pulire e raccogliere rifiuti. Dall’altro, compiendo una piccola «impresa» in corso in questi giorni. Proprio oggi, infatti, il ventinovenne mantovano Mirko Savi dovrebbe arrivare a Idro, dopo aver percorso esclusivamente a piedi dallo scorso primo gennaio un centinaio di chilometri seguendo il corso del fiume Chiese lungo argini, campagna, strade sterrate e punti impervi. Una battaglia ambientalista condotta senza fare troppo rumore, per risvegliare la coscienza di chi abita lungo l’asta del fiume.
Originario e residente a Casalromano, paesino in provincia di Mantova sul confine bresciano e cremonese, Savi, operaio metalmeccanico in una ditta della vicina Asola e con alle spalle il cammino di Santiago e il cammino di San Francesco, è partito alle 11 del mattino del primo gennaio dalla foce del Chiese, dove il fiume finisce nelle acque dell’Oglio, nel territorio comunale di Canneto sull’Oglio (guarda caso), sempre in provincia di Mantova. Intorno a mezzogiorno di oggi è previsto l’arrivo a Idro, dopo le tappe a Casalmoro, Calcinato, Gavardo, Vestone.
Durante il percorso il Mirko ha incontrato e sta incontrando altri ambientalisti come lui, volontari, attivisti e anche diversi sindaci bresciani — Maurizio Donini (Acquafredda), Giovanni Benedetti (Muscoline), Davide Comaglio (Gavardo) — mentre oggi alla meta sarà ricevuto dall’amministrazione comunale e dal primo cittadino Aldo Armani. L’obiettivo, come spiega Savi stesso, è quello di creare sensibilizzazione nei confronti della salute del Chiese, coinvolgendo sia chi abita lungo il fiume, sia le amministrazioni comunali dei paesi e delle cittadine che sorgono sulle rive del fiume.
Il Chiese, lungo 160 chilometri, da ormai più di un anno è infatti al centro delle cronache per due motivi. Anzitutto alla fine dell’estate del 2018, proprio tra Bassa Bresciana e Asolano, in provincia di Mantova, si verificò un’importante epidemia di legionella che, tra l’altro, aveva sollevato parecchi interrogativi anche tra medici e personale sanitario. In quell’occasione — oltre a centinaia di malati si registrarono anche alcuni decessi — venne ipotizzato che proprio il Chiese potesse essere uno dei veicoli del batterio della legionellosi. Che è un fiume a carattere torrentizio, la cui portata nei mesi estivi è particolarmente ridotta, circondato da paesi e cittadine dalla forte vocazione industriale e agricola con conseguenti abbondanti scarichi di reflui zootecnici e la dispersione di materiale industriale. Le ipotesi circa la «colpevolezza» del Chiese nel diffondere il batterio, o quanto meno facilitarne la diffusione, in realtà non sono mai state chiarite al 100 per cento.
Ma, oltre alle vicende legate all’epidemia di un anno e mezzo fa, oggi del Chiese si parla anche per un altro motivo. Il fiume, che nasce in Trentino, attraversa parte della provincia di Brescia e sfocia nell’Oglio in provincia di Mantova: potrebbe infatti divenire il bacino di scarico delle acque del maxi impianto di depurazione della sponda bresciana del lago di Garda, che vedrebbe un depuratore a Gavardo e uno nei pressi di Montichiari. Progetto, questo, al quale centinaia di cittadini e parecchi amministratori locali si oppongono da mesi in modo risoluto.
«Per secoli — afferma Mirko Savi — il Chiese è stato, per la gente che abita lungo le sue rive, sinonimo di acqua, cibo, lavoro, attività e scoperta. Oggi invece il nostro fiume rischia di essere l’esatto contrario: sinonimo di malattia e inquinamento. Per questo motivo ho deciso di intraprendere questo percorso: per sensibilizzare quante più persone possibili sui danni che il nostro fiume potrebbe subire». La salvaguardia del Chiese, prosegue il viandante-ambientalista, «non passa solamente dalle decisioni delle amministrazioni comunali e locali, ma passa anche dai cittadini che lo abitano e che devono essere uniti nella battaglia a difesa delle sue acque. Dalla Val di Fumo, dove il Chiese nasce, fino a Canneto, dove sfocia nell’Oglio, siamo tutti fratelli e dobbiamo muoverci uniti per salvare il fiume».
Il corso d’acqua
Già «accusato» di portare la legionella, è al centro di un piano per mega depuratori