Gli insulti e le provocazioni «In cento contro noi cinque Volevano che reagissimo»
Parla il caposquadra dei vigili del fuoco. Il governo: risposte dure
«Di solito la gente ci vuole bene. Quantomeno, di solito succede questo, siamo abituati così».
La frase di Francesco Murdica dice tutto. È il caposquadra dei vigili del fuoco attaccati, alla mezzanotte e mezzo del primo gennaio, dagli anarchici e dagli spacciatori nordafricani di via Gola, aiutati da sodali e «simpatizzanti». Lo squadrone di balordi, in enorme superiorità numerica e all’attacco di lavoratori che facevano il proprio dovere, dapprima ha incendiato cumuli di rifiuti e poi urlando, prendendo in giro, insultando, ha impedito le operazioni di spegnimento, e pazienza se le fiamme ormai fossero pericolosissime, rubando le chiavi dell’autopompa e dunque ostacolando le manovre. «Quel falò non domato rapidamente avrebbe potuto trasmettere calore ai fabbricati vicini e alle macchine parcheggiate con un tragico effetto domino» dice Tommaso Di Lena, responsabile prevenzione incendi del Comando di via Messina.
I vigili del fuoco: categoria fra le meno tutelate (la cronica carenza d’organico, la pochezza degli stipendi, la scarsità delle sedi, la vecchiaia dei mezzi), e fra le più amate d’Italia. Salvano quasi più vite loro dei medici del pronto soccorso, elencare i loro meriti è esercizio retorico. «Faccio questo mestiere ormai da trent’anni, e una cosa del genere io non l’ho mai vissuta. Per di più, erano in cento contro noi cinque...» dice Murdica. Infatti è successo. È successo intorno all’impunito fortino di via Gola, che ancora resiste soprattutto perché ampiamente tollerato dalle istituzioni, nonostante l’evidenza degli ultimi, recenti, molteplici episodi — non soltanto questo di Capodanno, s’intende —, che sono sempre gli stessi: occupazioni abusive nei caseggiati Aler, pitbull (tenuti a digiuno) di guardia agli appartamenti degli spacciatori che riforniscono i clienti dai ponti sul Naviglio,
balordi e disgraziati insieme, vecchi e malati ingaggiati per custodire la cocaina, sentinelle agli incroci delle strade, cantine prive di numeri e nomi dunque spazio di tutti e di nessuno.
Schema classico, reiterato, perfino noioso.
Ieri il viceministro dell’Interno Matteo Mauri ha visitato il Comando dei pompieri e si è così espresso: «Una cosa inaccettabile, vigliacca, assurda e perciò la risposta sarà netta. I responsabili saranno presto individuati e la reazione dello Stato sarà dura e decisa. Ho parlato con il questore, ha garantito che le indagini sono in fase avanzata, per cui mi sento di dire tranquillamente che nel giro di poco tempo saranno individuati i responsabili e poi ci si comporterà di conseguenza: bisogna dare un segnale molto netto in queste occasioni». Il questore Sergio Bracco, da subito, ha attivato tutti i suoi uffici. Nessuno escluso. Un’azione corale. Massiccia. Che parte da un «buon» materiale, i numerosi video girati dai cellulari e spesso postati sui social network, di quei lunghi minuti. Ecco. I minuti. Ascoltiamo ancora il caposquadra: «Senza le chiavi dell’autopompa non si poteva fare nulla e nemmeno attivare l’acqua. Le forze dell’ordine sono arrivate dopo un quarto d’ora, e sì, può sembrare poco tempo, ma non lo è per niente...».
La tanto vociferata imminenza della chiusura delle indagini dev’essere però presa con cautela. Nel senso che abbiamo parlato di quei filmati, d’accordo. Ma come sempre, oltre all’individuazione dei balordi bisogna successivamente collocarli esattamente sulla scena del crimine, con le proprie precise responsabilità che dovranno reggere l’iter processuale.
I delinquenti di via Gola, ha aggiunto Murdica, «ci incitavano a reagire, ma noi non siamo fatti in questo modo... abbiamo impiegato quel tempo d’attesa a cercare le chiavi anche sotto le macchine, mentre continuavano ad arrivare insulti e petardi. Quando sono comparse le prime pattuglie c’è stato un fuggi fuggi e abbiamo potuto spegnere le fiamme». Il criminale che ha rubato le chiavi, pare un giovane sui vent’anni, è sparito. E insieme a lui, come detto dal caposquadra, sono scomparsi gli altri aggressori, timorosi di arricchire la lista di precedenti. Contare, nella fase investigativa, su soffiate interne al fortino, non è un processo automatico in quanto insieme a tutto il resto è rinomata anche l’omertà di via Gola. Nulla cambia, da queste parti. Come ricorda l’assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato, «la notte di Capodanno di tre anni fa era già avvenuto: masserizie date alle fiamme e aggressione dei vigili del fuoco intervenuti». Allora, «sempre con Sala sindaco e il centrosinistra al Governo, non venne preso alcun provvedimento... In tre anni, a questi delinquenti non è stato dato nessun segnale».