Ironia ed eleganza nei bijoux di Léa Stein
Il suo pezzo icona è la volpe con la lunga coda, silhouette sintetica e sinuosa. Ma non sono meno accattivanti le forme di cani, cavalli, tartarughe, orsi, civette, ballerine, frutti, ortaggi, oggetti quotidiani. Sono tutte creazioni, o meglio creature, di Léa Stein, designer di rinomati gioielli in materiale plastico. Parigina di origini polacche, classe 1936, Léa ha accolto l’invito ad esporre per la prima volta in Italia: fino al 16 febbraio è in allestimento al Museo del Bijou di Casalmaggiore (Mantova) la sua personale «Tutto cominciò da un bottone…», a cura della collezionista e antiquaria milanese Lorena Taddei (via Porzio 9, mar.-sab. ore 10-12 e 15-18, dom. e festivi ore 15-19, ingresso 3 euro). La curatrice ha ottenuto dall’archivio parigino dell’artista centinaia di pezzi originali, tra spille, bracciali, anelli, orecchini, collane, fibbie, dai primi anni ‘60 fino ai Duemila: la costante è un mood elegante ed essenziale, che ricorda le linee pulite Art Déco. Piatto forte anche innumerevoli bottoni, progettati con fantasia senza fine: galeotto fu proprio un bottone nell’incontro tra l’artista e suo marito, il chimico Fernand Steinberger. Che in seguito, sovrapponendo strati e strati di acetato di cellulosa secondo una formula a tutt’oggi segreta, inventò il materiale brillante alla base di tutti questi modelli. (Chiara Vanzetto)