Corriere della Sera (Milano)

La Scala riparte da Saint-Saëns

«La terza sinfonia, tra le più amate nei Paesi anglosasso­ni, da noi è quasi una rarità»

- Enrico Parola

Per Gianandrea Noseda le feste sono finite il giorno di Natale, «ma non posso esserne scontento: a San Silvestro e il 1° gennaio ho diretto la Nona sinfonia di Beethoven alla Konzerthau­s di Vienna, l’altro Capodanno altrettant­o sentito dai viennesi sebbene meno seguito a livello planetario. E iniziare con i Wiener Symphonike­r e la Nona l’anno che celebra i due secoli e mezzo dalla nascita di Beethoven…». Tanto più che nei prossimi mesi Noseda si legherà al genio di Bonn con un progetto ambizioso. «Con la National Symphony, dopo una tournée in Cina e Giappone in primavera, in estate inciderò dal vivo le Nove sinfonie per una nuova etichetta discografi­ca: un passo importante per me e per l’orchestra nazionale americana». Tra i passi importanti che attendono il maestro milanese c’è il debutto con Bruckner. «Tra venti giorni dirigerò per la prima volta in carriera una sua sinfonia: parto dal fondo, dalla Nona, a Helsinki, con un’orchestra che non ho mai guidato ma di cui mi parlano benissimo». Tra i primi impegni del 2020 c’è il ritorno alla Scala, che «ha sempre il sapore del ritrovarmi a casa: Milano è la città dove sono nato e cresciuto, la Scala il teatro dove ho studiato e dove ogni volta che ritorno è come ritrovarmi tra le mura domestiche. Alcuni orchestral­i erano miei compagni di studi, abbiamo iniziato la carriera in parallelo». Da stasera dirigerà la Filarmoil nica per la stagione dei concerti della Scala: «Sono appena terminate le festività, quindi cerchiamo di evitare un programma troppo intellettu­ale; al centro c’è la terza sinfonia di Saint-Saëns, che in Italia è poco eseguita ma è tra le più amate in America e Gran Bretagna. Credo per la presenza dell’organo: da una parte richiama l’accompagna­mento dei cori in due Paesi dove la tradizione corale è ancora diffusa e vivace, dall’altra è l’organo stesso uno strumento lì assai amato. Ad esempio a Washington, durante il periodo natalizio, viene messo nei grandi magazzini Macy’s un grande organo e ogni giorno, a mezzogiorn­o, c’è un concerto, con la gente che si ferma ad ascoltare».

Da perfetto italiano, anche Noseda non aveva mai eseguito questa sinfonia di SaintSaëns «finché non me la chiesero a Philadelph­ia; poi l’ho diretta anche a Washington e alla BBC. È interessan­te perché è concepita in due macromovim­enti, anche se poi formalment­e si articola nei canonici quattro». Per rimanere in area francese, Noseda ha deciso di proseguire col «Pelleas et Melisande» di Fauré e

«Baiser de la fée» di Stravinski­j. «Lo compose a Parigi; alla Scala veniva eseguita spesso, mi ricordo che la ascoltai diretta da Muti a inizio anni Novanta, quando ero ancora uno studente». Tra i ricordi del 2019 «metto il ritorno a Rotterdam, con l’orchestra di cui sono stato direttore ospite principale dal 1998 al 2003 e che non guidavo da 16 anni; è stato bello, ho ritrovato alcuni musicisti di allora e certe caratteris­tiche su sui avevamo lavorato e che sono entrate nel dna dell’orchestra».

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Il direttore d’orchestra Gianandrea Noseda, 55 anni. Nato e cresciuto a Milano, ha studiato alla Scala. Oggi dirige le orchestre dei maggiori teatri del mondo, in tournée che lo portano dalla Cina agli Stati Uniti
Milanese Il direttore d’orchestra Gianandrea Noseda, 55 anni. Nato e cresciuto a Milano, ha studiato alla Scala. Oggi dirige le orchestre dei maggiori teatri del mondo, in tournée che lo portano dalla Cina agli Stati Uniti

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