Subì raid razzista Ha una parte nel film di Zalone
Mohamed Ba in «Tolo Tolo»: ribaltata l’idea di immigrazione
SULBIATE (MONZA) «Immigrato. Quanti spiccioli ti avrò già dato? All’uscita del supermercato, ti ho incontrato...». La canzone del nuovo film di Checco Zalone, «Tolo Tolo», anche a Sulbiate è un tormentone. Solo che in quel paese brianzolo si parla del film campione d’incassi anche per un altro motivo: Mohamed Ba, senegalese, 56 anni, da undici è un sulbiatese e ha recitato in «Tolo Tolo». Quando, un anno e mezzo, fa ha ricevuto la telefonata del comico pugliese che gli proponeva una parte nella pellicola, ha risposto: «Se mi chiami perche vuoi una faccia da immigrato davanti al supermercato che chiede elemosina, vai a cercare qualcun altro». Ma un incontro a casa di Zalone in Puglia ha cambiato tutto: «Ci siamo parlati e guardati negli occhi, ho capito che aveva una idea diversa per raccontare l’immigrazione, rovesciando la prospettiva». Così Ba è entrato nel cast. Interpreta il medico che soccorre il protagonista e gli dà una ricetta universale contro un virus che rende disumani. Ma non solo: scena dopo scena Ba è il Papa, poi uno scrittore affermato.
Ba scrive per professione anche nella vita di tutti i giorni, oltre ad essere attore teatrale, mediatore culturale, esperto in temi di immigrazione e di integrazione. Vive a Sulbiate con la moglie, italiana, e i figli, ma continua a girare l’Italia e il mondo con i suoi progetti «per costruire relazioni di umanità tra gli
Al telefono Quando mi ha chiamato gli ho detto che se cercava una faccia da profugo per far la parte di quello che chiede l’elemosina in strada poteva rivolgersi ad altri
Il pericolo Essere razzisti significa guardare gli altri dall’alto in basso. Vivo in Italia da anni, ma ora questo sentimento è purtroppo più vivo che mai
uomini». Come ormai è noto «Tolo Tolo» è stato girato tra l’Africa e l’Italia «con Zalone sempre pronto ad ascoltare, a dare una mano. Con la sua leggerezza, sincera, ha messo a nudo il limite della società italiana di oggi». In Marocco, le comparse erano ragazzi in attesa dell’occasione per andare in Europa. «Abbiamo vissuto il loro dramma umano, ho parlato a lungo con loro, ho svelato che illusione sia l’Europa, la maggior parte mi ha giurato che non sarebbe più partita». Checco Zalone ha letto l’ultimo libro di Ba, «Il tempo dalla mia parte», che racconta della sua esperienza di migrante dall’Africa verso la Francia, del rifiuto di «permettere a qualcuno di trattarmi come un cane. Coi primi soldi ho acquistato un dizionario», fino all’arrivo in Italia, e un’aggressione, forse a sfondo razzista, subita dieci anni fa ad una fermata del bus a
Milano. Un ragazzo gli si avvicinò, lo accoltellò all’addome, fuggì, non fu mai rintracciato. Ba lottò tra la vita e la morte per 14 giorni, scrisse una lettera al suo aggressore, chiamandolo fratello, dicendogli che «la ricerca dell’umanità è molto più bella dell’etnicità». Un’umanità di tutti i giorni: «Cerco di costruire un ponte perché il rischio del razzismo, quello di guardare tutte le cose dall’alto in basso, è piu’ vivo che mai. Anche in Italia”.
Ora a Sulbiate lo fermano per dirgli che lo hanno visto in «Tolo Tolo», sorride amaro: «Ora non sono più l’africano, ma l’attore del film di Zalone. Chissà per quanto?».