Gimkane in zona pedonale Il rally sul «circuito proibito» di piazza Nicolò Tommaseo
Nell’area moto, auto e incuria. I residenti: servono le telecamere
Chi lo segue ogni notte dalle finestre, lo definisce un rally, a due o quattro ruote. Con sgommate e freni che gridano. In Rete si trova anche qualche video dei gran premi. Se fosse un film, sarebbe una versione più casereccia di Gioventù bruciata. Invece è solo uno dei modi più maleducati di vivere un’isola pedonale. Una realtà che si ripete ogni giorno e notte. Piazza Tommaseo sarebbe chiusa al traffico. Invece con motorini o auto elettriche ci passa chiunque. Da mesi, i residenti chiedono che si intervenga. Prima che ci scappi la tragedia. Con due gradi sul termometro e la nebbia a rendere più inglese e invernale il giardino, più difficile fare gruppo. Ma non impossibile. Ci sono i ragazzi (quelli del rally, per intenderci), ma anche la gente comune. Ad ogni ora, soprattutto con il buio. Nessuno parcheggia fuori, perché nessuno considera piazza Tommaseo un’isola pedonale. Chiusa al traffico, come dovrebbe essere da quando una decina di anni fa sono stati fatti i lavori per i box sotterranei. Passano tutti, in motorino, ma anche con le auto. Da il lato di via Petrarca la circolazione sarebbe chiusa da due pilomat. Dal lato opposto, quello di via Mascheroni, all’altezza della chiesa di Santa Maria Segreta, invece la catena che chiudeva la strada è stata strappata più di un anno fa da un vandalo qualunque e la strada è spalancata. Tanto che i motorini manco rallentano. Pure i residenti, gli unici autorizzati al passaggio a motore, capita che non risparmino sull’acceleratore, perché alle cattive abitudini ci si abitua velocemente. «Poi la gente si commuove quando sui giornali si leggono storie tragiche come quelle dei ragazzi falciati sulle strade in questi giorni», dice un signore sulla sessantina, che abita parecchio più in là, ma al fascino di questa piazza, per molti milanesi, una delle più belle della città, non rinuncia quando vuole fare due passi. «A ottobre ci hanno promesso nuovi dissuasori del traffico, da installare anche sul lato meno protetto della piazza. Ma quello che chiediamo con urgenza sono le telecamere. Come residenti siamo anche disposti ad accollarci la spesa», spiega Fiammetta Capecchi, che abimente ta al civico 2 e quindi è in pole position se deve assistere ai movimenti H24 della piazza. Deformazione professionale, da avvocato, si è fatta portavoce di un estemporaneo comitato di quartiere. Intanto ha raccolto le firme: ci sono i residenti, le suore del collegio delle Marcelline, dei negozianti. Il viavai notturno si allunga verso via Tamburini, così la lista di chi chiede un intervento si allunga.
Perché in un far west del genere, la piazza è abitata soprattutto da bambini e ragazzi. Quelli che frequentano lo storico collegio, quelli che giocano nel giardino intitolato a Renata Tibaldi, recenterestaurato, con anche l’installazione di 12 panchine nuove di pacca. O di quelli che ci vanno per portare il cane a fare due passi. «O quelli che escono dal mio negozio — dice Pupi Solari, nostra signora della moda baby milanese —. Quelli con le madri che vengono a fare shopping qui, ma anche i tanti che mettono dentro la testa per prendere gli zuccherini. Giustamente escono senza guardare e ogni volta rischiano la vita».
Con la riaperture dopo le feste, i bambini sono tornati ad uscire da scuola in ordine sparso, nei loro movimenti resi più imprevedibili da bici e monopattini. Oggi a complicare le cose c’è anche una semina di vetri rotti. Soprattutto d’estate la piazza è sold out. Si ritrovano ragazzi dai 13 ai 20 anni, figli di papà. Non certo gente del Bronx. «Si comportano come fossero i padroni della piazza. Quando gli chiedi di fare attenzione o di spostarsi ti aggrediscono», aggiunge Capecchi. In mano ha ancora le firme di una piazza che in modo compatto vorrebbe tornare a essere un’isola felice. Quella che soprattutto in primavera, nel periodo delle fioriture, si trasforma in una cartolina della Milano più borghese e chic. «Mia figlia ha due anni. Fra poco andrà a scuola di fronte a casa. Ma mi guardo bene di farle attraversare l’isola pedonale senza darle la mano». Sembra una provocazione. Invece non scherza. Esce una suora dell’ingresso del collegio. Ve bene che ci sono i motorini che non rispettano le regole, ma per oggi è più preoccupata che non le tirino giù il portone a pallonate.