Città della Salute
L’OPERA CHE NON HA UN PADRE
Lanciata nel 2009, l’epoca dei progetti faraonici di Roberto Formigoni, la Città della Salute è un’opera da 450 milioni di soldi pubblici senza un padre. Nessuno mai lo ammetterà pubblicamente, ma oggi la lista di chi non la ama è lunga. Il governatore Attilio Fontana. I presidenti dei due ospedali che si riuniranno nelle ex Falck Andrea Gambini (Besta) e Marco Votta (Istituto dei Tumori). Medici e infermieri. Stefano Buffagni, contrario da sempre, che dal Ministero dello Sviluppo economico (Mise) sta seguendo il salvataggio di Condotte, l’impresa vincitrice del mega appalto ma dal 2018 in amministrazione straordinaria per evitare il fallimento. Una sentenza del Tar del Lazio di fine dicembre, che annulla la nomina dei tre commissari di Condotte, ri-blocca i progetti in ballo. Dopo i cda del 19 dicembre in cui Besta e Tumori hanno approvato gli atti per la firma del contratto, anche per la Città della Salute l’orologio si è di nuovo fermato. «Forse ci sono le condizioni per sfilarsi dall’opera senza perdere milioni di soldi pubblici in penali», ha pensato qualcuno. In realtà il Mise è pronto a rinominare gli stessi tre commissari in via d’urgenza per evitare il definitivo tracollo di Condotte e salvare l’azienda. Così cadono i motivi per bloccare l’opera, utile a fare da volano allo sviluppo immobiliare delle ex Falck su cui c’è una forte esposizione bancaria e a garantire una commessa importante a Condotte. I cantieri dureranno 45 mesi. Una volta che partiranno. A meno di altri colpi di scena.