Corriere della Sera (Milano)

Città della Salute

L’OPERA CHE NON HA UN PADRE

- Di Daniela Polizzi e Simona Ravizza

Lanciata nel 2009, l’epoca dei progetti faraonici di Roberto Formigoni, la Città della Salute è un’opera da 450 milioni di soldi pubblici senza un padre. Nessuno mai lo ammetterà pubblicame­nte, ma oggi la lista di chi non la ama è lunga. Il governator­e Attilio Fontana. I presidenti dei due ospedali che si riuniranno nelle ex Falck Andrea Gambini (Besta) e Marco Votta (Istituto dei Tumori). Medici e infermieri. Stefano Buffagni, contrario da sempre, che dal Ministero dello Sviluppo economico (Mise) sta seguendo il salvataggi­o di Condotte, l’impresa vincitrice del mega appalto ma dal 2018 in amministra­zione straordina­ria per evitare il fallimento. Una sentenza del Tar del Lazio di fine dicembre, che annulla la nomina dei tre commissari di Condotte, ri-blocca i progetti in ballo. Dopo i cda del 19 dicembre in cui Besta e Tumori hanno approvato gli atti per la firma del contratto, anche per la Città della Salute l’orologio si è di nuovo fermato. «Forse ci sono le condizioni per sfilarsi dall’opera senza perdere milioni di soldi pubblici in penali», ha pensato qualcuno. In realtà il Mise è pronto a rinominare gli stessi tre commissari in via d’urgenza per evitare il definitivo tracollo di Condotte e salvare l’azienda. Così cadono i motivi per bloccare l’opera, utile a fare da volano allo sviluppo immobiliar­e delle ex Falck su cui c’è una forte esposizion­e bancaria e a garantire una commessa importante a Condotte. I cantieri dureranno 45 mesi. Una volta che partiranno. A meno di altri colpi di scena.

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