In trecento al corteo degli ambientalisti E Sala attacca i Verdi
In 300 dal Politecnico a Palazzo Marino. Sala: irrilevanti, si scusino. La replica: sapete solo costruire
Un corteo di 300 persone da Città Studi a palazzo Marino per protestare contro lo «scempio» del Parco Bassini, il taglio di una trentina di alberi per far posto a nuove aule del Politecnico. Durissimo però il sindaco Beppe Sala: «Sono i Verdi a doversi scusarsi con gli italiani perché sono riusciti a raccogliere il 2 per cento a malapena del consenso».
In testa ci sono i rami tagliati e quattro gigantografie del parco Bassini prima e dopo il passaggio del barbiere. Contro il taglio degli alberi voluto dal Politecnico per far posto a un nuovo edificio del dipartimento di Chimica, sfilano circa 300 persone. Un corteo che parte dall’«ex suolo vergine», come lo definiscono i manifestanti, «un terreno mai edificato nella storia di Milano venduto alle logiche dell’edilizia». Qualcuno si perde lungo il percorso, altri si fanno trovare al traguardo, sotto Palazzo Marino, come comitato d’accoglienza. Forse sono pochi, ma sicuramente valorosi, visto il clima e la distanza più simile a una mezza
Monguzzi In marcia la sinistra più estrema però sono mancati i cittadini
maratona che a un corteo. Ci sono i comitati impegnati per difendere le aree verdi in via Ciclamini come in piazzale Baiamonti, gli attivisti a 5 Stelle e i Verdi, tutti belli imbacuccati. Una signora ha rispolverato il bandierone del Pci e dà tutto il senso della bilancia politica della piazza: «È venuta la sinistra più estrema, ci sarebbero voluti più cittadini», ammette Carlo Monguzzi, presidente della Commissione Ambiente.
C’è qualche professore del Politecnico: colpisce invece la freddezza dei suoi studenti, che sostanzialmente disertano la protesta. «Non contestiamo l’idea di allargare l’ateneo, ma andava fatto recuperando aree dismesse. In zona ci sono interi palazzi che sono lì che aspettano», spiega Pietro Forconi del Comitato Bassini.
Ad abbassare l’età media del corteo ci pensano allora i ragazzi di Fridays for Future. Sventolando i cartelli con i volti del rettore Ferruccio Resta e di quelli che definiscono i suoi «complici», il sindaco Beppe Sala e l’assessore Pierfrancesco Maran. «Una giunta che pubblicizza la sua anima verde, ma presta il fianco ogni volta che c’è da costruire un palazzo», attacca l’attivista Sergio Marchese.
Ora che gli alberi sono giù, la sfida sui principi e sul futuro si sposta in Consiglio comunale. Dove ieri il sindaco ha usato toni duri e per nulla concilianti contro chi grida allo scandalo e alla vergogna per l’abbattimento degli alberi del Politecnico: «Ho sentito accuse e richieste di mie scuse da parte dei rappresentanti dei Verdi: penso che siano lo
Fridays La giunta pubblicizza la sua anima green ma non ci crede
ro a doversi scusarsi con gli italiani perché sono riusciti a raccogliere il 2 per cento a malapena del consenso, mentre in altri Paesi d’Europa sono arrivati anche al 15%. Un ambientalismo che è solo del no e della rigidità porta a queste cose, questo è il mio pensiero corroborato da una realtà», attacca Sala. Che replica di fatto alla portavoce nazionale dei Verdi, che qualche giorno fa lo aveva accusato di non rispondere coi fatti al suo impegno dichiarato sull’ambiente. «Confermo che sia il Comune a doversi scusare: non diventeremo una città più ricca e benestante se continuiamo a costruire», la contro-replica di Elena Grandi.
Intorno alle sette di sera il corteo finisce sotto le finestre di Palazzo Marino. Scendono (tra i fischi) gli assessori Maran e Limonta e incontrano una delegazione dei manifestanti. Non si danno appuntamenti a breve. I leader di questo nuovo fronte green però non vogliono contentini. Né bastano le promesse di traslocare gli alberi sopravvissuti o la politica delle nuove piantumazioni. «Per ogni annuncio di compensazione verde sarà sempre troppo tardi», dicono. Appendono lo «scempio» (i rami potati) al portone. Si spengono le fiaccole, ma non le polemiche.