Bosso sulle ali di Beethoven
Il maestro dirige l’Eroica in Conservatorio
«Èun programma enorme e infatti faremo pausa dopo tutti e due i brani di Richard Strauss»; dopo il terzo e ultimo, la sinfonia «Eroica» di
Beethoven, probabilmente ci sarà il trionfo per lui e per la sua orchestra. Così era accaduto un anno fa, quando Ezio Bosso era stato protagonista con la Europe Philharmonic dell’evento straordinario organizzato dalla Società dei Concerti; questa settimana Bosso «e il mio gruppo», come lo ama definire, torna in Conservatorio: oggi e domani le prove aperte, domenica il concerto. «Lo chiamo gruppo perché non ci trattiamo solo come musicisti, siamo innanzitutto amici. Il nostro metodo di lavoro è particolare: al mattino liberi, chi vuole sta in famiglia, se ci sono sezioni, le viole piuttosto che i fiati, che invece vogliono provare tra loro o con me, lo fanno; chi ha bisogno di una babysitter lo chiede e gliela troviamo. Le prove di solito iniziano alle due di pomeriggio e vanno avanti finché c’è bisogno; i musicisti lo sanno e sperano nelle mie precarie condizioni fisiche, ma io non mollo mai!».
Ride di gusto, Bosso, che da tempo ha iniziato una sfida eroica, si potrebbe dire beethoveniana con il suo corpo: nonostante sia stato colpito da una malattia degenerativa, il pianista caro ad Abbado ed ora direttore lavora freneticamente, sacrificando ogni stilla di energia sull’altare della musica. «Lo fanno anche gli orchestrali, in realtà non mollano mai neanche loro; durante le prove si lavora sulla tecnica, ma c’è anche un confronto umanistico. Amo segnare ogni arcata, ho suonato con grandi filologi e infatti cerchiamo di rispettare tutte le indicazioni beethoveniane, innanzitutto i metronomi che luì indicò nel 1817, rapidi, scattanti, vicini a Mozart e Haydn: l’Eroica non è una sinfonia tardoromantica, è del 1803. Certo, con la Terza Beethoven imbocca una nuova strada: inizia a scavare nel profondo dell’umano, non abbandona l’ironia — basti pensare all’ultimo movimento — ma diventa terribilmente denso in ogni sua battuta». Soprattutto nella 151 della Marcia Funebre: «Lì apre davvero un mondo nuovo ed è proprio questa battuta che lega tutto il nostro programma: Strauss, da genio qual era, lo capì e la utilizzò in “Metamorphosen” , il primo brano che eseguiamo: ci sono citazioni esplicite della Marcia Funebre dell’Eroica, sempre introdotte da questa battuta che poi utilizzerà anche nel Concerto per oboe. L’aspetto sorprendente è che qui lo stesso nucleo farà fiorire idee musicali di umore, spirito e toni completamente diversi, non più sconsolati e tragici ma gai e luminosi». Non a caso Bosso considera la terza e non la quinta la sinfonia più difficile da interpretare tra tutte le nove: «Un brano enorme che musicologi, letterati e artisti hanno paragonato a Prometeo; penso sia la chiave per inquadrare anche la presunta dedica a Napoleone: Beethoven scrive “su”, non “a” Bonaparte, è una riflessione su ciò che ogni grande uomo può lasciare alla posterità, come lui stesso fece lasciandosi la sua musica».
Spirito di squadra Con i miei musicisti siamo innanzitutto amici Lavoriamo tanto, fino a quando occorre
Punto di svolta Con questa sinfonia il compositore inizia a scavare nel profondo dell’animo umano