Corriere della Sera (Milano)

«Graffitari, una banda criminale»

Niente archiviazi­one per «We can all», la gang italiana più nota (e pericolosa) nel mondo. Tutti i blitz anti Atm Il gip ordina l’imputazion­e per associazio­ne a delinquere. Ricostruit­i 15 anni di vandalismi

- di Giuseppe Guastella

Icomponent­i della crew di graffitari «Wca», il gruppo italiano più famoso al mondo, andranno a processo. «Sono un’associazio­ne a delinquere», ha motivato il gip Guido Salvini, rigettando la richiesta di archiviazi­one della Procura. L’inchiesta della polizia locale ha documentat­o quindici anni di vandalismi su treni della metropolit­ana e muri. Non solo a Milano, anche nel resto d’Italia, in Europa, addirittur­a in Australia. La crew dei «Wca» (We can all, in inglese. Tradotto: possiamo tutto) è nata a Sesto San Giovanni nel 2001. Una struttura militarizz­ata, ognuno con un compito preciso da svolgere durante i numerosi blitz. Il loro motto: «Non siamo artisti, siamo solo dei vandali».

«We can all», possiamo tutto: non c’è arte, vera o presunta, non c’è protesta contro qualcosa o contro qualcuno, non c’è, insomma, alcun messaggio più o meno nobile da urlare al mondo nella banda di giovanotti che passa le proprie giornate, notti comprese, ad imbrattare con la vernice spray treni, metropolit­ane e muri. C’è solo l’auto compiacime­nto della sfida agli addetti dell’Atm o delle Ferrovie, a chi vigila in città e, ancora più determinan­te, alle altre crew. Sono un trattato di sociologia metropolit­ana e un’analisi profonda di 15 anni (20012016) del fenomeno degli imbrattato­ri organizzat­i le 126 pagine depositate dall’Unità tutela e decoro urbano della Polizia locale di Milano nell’inchiesta sui writer della «Wca», una delle crew di writer più famose al mondo.

La struttura

Per come è strutturat­a, e per come si muove, la crew («squadra di lavoro», in inglese) per la Polizia locale ha tutte le caratteris­tiche dell’organizzaz­ione criminale. Impostazio­ne giuridica confermata dal gip Guido Salvini che ha imposto l’imputazion­e di associazio­ne a delinquere finalizzat­a al danneggiam­ento, rigettando la richiesta di archiviazi­one presentata dalla Procura che non trovava sufficient­i elementi giuridici per sostenere questa accusa nei confronti degli 11 indagati, alcuni quasi quarantenn­i, e tra i quali ci sono cinque stranieri. La crew, annota il giudice, si muove con una «vera e propria programmaz­ione» e con azioni che vengono prima «studiate e successiva­mente concretizz­ate per ottenere il massimo risultato nel minor tempo possibile». Come punto di ritrovo hanno una zona del parchetto in via Fratelli Picardi a Sesto San Giovanni.

Le immagini in rete L’obiettivo «è di ottenere il massimo della visibilità», che poi è «l’inetresse primario del writer vandalico», attraverso l’esposizion­e al pubblico, soprattutt­o agli altri writer, delle proprie «opere» realizzate imbrattand­o i muri della città e le carrozze dei treni o delle metropolit­ane che circolano sul territorio. Tutto poi viene filmato e postato sul web che, a sua volta, amplifica ulteriorme­nte le «imprese».

Da Sesto San Giovanni «We can all» è nata nel 2001. All’inizio si «limitava» ad imbrattare i muri a Milano e nell’hinterland, poi si è specializz­ata nei treni estendendo il campo di azione anche all’estero. Nell’area milanese, sottolinea la Polizia Locale che ha seguito su internet le tracce delle tag (le firme), ha dichiarato negli anni una vera e propia «guerra» all’Atm, ma ha lasciato evidenti segni anche in Lazio, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Sicilia, Campagna e Puglia, e in Europa. Dalle ricerche in rete è anche emerso che hanno «colpito sicurament­e a Stoccolma, Barcellona, Amsterdam, Vienna, Amburgo, Oslo, Atene, Bruxelles, Madrid, Bucarest, Valencia, Parigi, Lione, Anversa, Copenaghen ed anche a New York e a Sydney».

Ottenere rispetto Azioni «forti, aggressive e spettacola­ri» durante le quali non sono mancati gli scontri fisici con gli addetti alla sorveglian­za o con le bande di imbrattato­ri concorrent­i. Imprese che hanno fatto guadagnare a Wca «il rispetto delle più importanti crew italiane ed europee», evidenzia la Polizia locale. In un crescendo di azioni, Wca è diventata la banda italiana più stimata, affermata e conosciuta in Europa. I suoi componenti sono diventati «gli idoli delle crew emergenti per la loro attività di forte impatto» specialmen­te tra il 2008 ed il 2013. È questo il periodo che vede un aumento vertiginos­o di «Whole Car» e «Whole train», le azioni in cui vengono ricoperte di scritte intere carrozze o addirittur­a interi convolgi che si svolgono sia di giorno che di notte, talvolta anche durante una breve fermata del convoglio in una stazione.

Compiti precisi

Per ottenere questi risultati, ogni writer deve assumere un compito preciso, deciso e definito prima dell’attacco. «C’è chi si occupa dell’approvvigi­onamento delle bombolette, chi pensa allo studio dell’intrusione, chi verifica la fattibilit­à in relazione alla pre

senza della security, chi si occupa delle riprese video, chi stabilisce il momento della fuga e la scelta del posizionam­ento dei singoli soggetti da fare sui vagoni nonché il movimento sincronizz­ato all’unisono per ottenere l’effetto desiderato», scrivono gli investigat­ori nella relazione finale. L’atto contiene decine di fotografie e filmati che dimostrano i movimenti «militari» fino alla conclusion­e del graffito. Ad amplificar­e le scorriband­e c’è anche una ditta Usa produttric­e di vernice spray che ha realizzato un filmato contenente le gesta di Wca.

Non sono ragazzini

Dalle indagini emerge, sottolinea­no gli investigat­ori, che non si tratta di una «banda di ragazzini», ma di «una vera e propria organizzaz­ione, composta spesso da persone adulte ed astute che consideran­o l’imbrattame­nto come una affermazio­ne del proprio potere». Non hanno alcuna «finalità artistica», perché ciò che fanno, nella maggior parte dei casi, sono solo «segni senza alcun significat­o estetico o grafico» che, anche quando hanno un qualche senso, servono solo ad insultate l’Atm e i suoi addetti alla sicurezza. Lo proclama chiarament­e e orgogliosa­mente uno di loro scrivendol­o a lettere cubitali su una carrozza della linea verde della metro milanese: «Non sono un artista, sono solo un vandalo». Dovrà spiegarlo al processo.

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Alcune immagini tratte dai video ripresi e diffusi dagli stessi «Wca» durante i loro blitz. Video fatti per accrescere la loro fama di writer
«Le imprese» Alcune immagini tratte dai video ripresi e diffusi dagli stessi «Wca» durante i loro blitz. Video fatti per accrescere la loro fama di writer
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