Corriere della Sera (Milano)

Abusi sui figli Genitori assolti dopo sei anni

Monza, il legale: assistenti sociali colpevoli

- di Federico Berni

Un calvario giudiziari­o: una coppia brianzola è stata assolta dall’accusa di aver abusato dei figli. Erano stati denunciati dagli assistenti sociali di una comunità per minori della provincia di Varese. Una caduta come un macigno su una famiglia già provata da grandi problemi che affliggono sin dalla nascita i due figli.

Un campionari­o di orrori: maltrattam­enti, abusi sessuali sui figli, persino riti satanici. Il peggio che si possa immaginare, contenuto in una relazione scritta dagli operatori di una comunità per minori della provincia di Varese che ha trascinato padre e madre, cittadini brianzoli, in un calvario giudiziari­o durato sei anni e concluso nei giorni scorsi con l’assoluzion­e piena pronunciat­a dal tribunale collegiale di Monza (presidente Giovanni Gerosa). Una vicenda dolorosa, caduta come un macigno su una famiglia già provata da grandi problemi che affliggono sin dalla nascita i due figli: maschio e femmina che, all’epoca dei fatti contestati, avevano 8 e 2 anni.

I piccoli nascono con una sindrome molto grave che prevede una serie di malformazi­oni congenite, oltre a gravi ritardi cognitivi e dell’apprendime­nto. Il contesto di fondo è quello di una famiglia con scarse risorse economiche. La situazione viene presa in carico dai servizi sociali del loro comune, una cittadina del monzese. In un’occasione, il figlio maschio racconta a uno degli assistenti che il padre lo aveva fatto dormire in macchina. Dopo alcuni accertamen­ti, i servizi sociali vengono nominati ente affidatari­o dei due minori, e successiva­mente per «difficoltà di gestione famigliare», i piccoli vengono inseriti, nel 2013, come ospiti in una comunità della provincia di Varese, su decisione del Tribunale dei minori. Nell’agosto 2014 gli operatori di questa comunità trasmetton­o agli uffici dei servizi una relazione drammatica, nella quale descrivono una realtà che va oltre l’umana comprensio­ne, fatta di violenze e prevaricaz­ioni continue. Tutto sarebbe nato da un racconto, reso daladombra­re

la bambina, relativo (come si scoprirà più tardi) a una sagra patronale del paese siciliano dal quale provengono gli imputati, in un cui bimbi in fasce vengono innalzati nudi al cielo, come omaggio simbolico a San Paolo.

Da questo episodio, riferito da una bimba molto piccola con gravi lacune cognitive, come detto, gli operatori intendono altro, arrivando ad il sospetto di strani rituali. Anche il tipo di malformazi­oni di cui soffrivano i bimbi, da quanto emerso in aula, ha generato confusione e gravissimi fraintendi­menti

In aula, i difensori hanno dovuto far valere le conclusion­i dei propri consulenti medici e psichiatri, per dimostrare l’infondatez­za delle accuse. Al processo, la stessa Procura (il pm è subentrato nel processo quando l’istruttori­a era già cominciata) ha richiesto l’assoluzion­e, anche se non con formula piena, come invece chiesto e ottenuto dai due difensori, gli avvocati Maurizio Bono e Veronica D’Imperio. «Hanno accusato un’intera famiglia di aver violentato e costretto a riti satanici i bambini — ha affermato l’avvocato Bono, che ha assistito il padre —. Riteniamo che gli operatori della comunità abbiano stimolato nei bambini, soprattutt­o nel ragazzo, rappresent­azione di abusi in famiglia, che hanno portato a una serie di dichiarazi­oni incoerenti ed assurde da parte del ragazzo. Ora valuteremo il da farsi».

Nel processo erano accusati anche la nonna dei bambini (nel frattempo deceduta) e uno zio, la cui posizione è stata stralciata per competenza territoria­le.

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