«Mi travesto dunque sono»
Tre serate con Renato Zero al Forum
«La sveglia suona per tutti, ma c’è chi non la sente: io l’ho sentita». Renato Zero ricorda così il momento in cui, negli anni 70, diede vita al personaggio tutto lustrini e costumi eccentrici con cui si scagliò contro il perbenismo diffuso. Stasera, domani e martedì il cantautore romano sarà al Forum (via Di Vittorio 6, Assago, ore 21, biglietti solo
per la terza data, da € 40) e «alla soglia dei 70 anni» sente di dovere un ringraziamento a quel suo alter ego: «Così stravagante e multiforme, mi aiutò a diventare me stesso, ad affrontare la musica in forma più poliedrica, ad abbandonare la timidezza. Del resto anche grandi italiani come Pirandello ed Eduardo de Filippo credevano che siamo tutti attori nella nostra esistenza e che i ruoli non sono mai abbastanza per aiutarci a capire davvero il prossimo. Attingendo da quell’entità apparentemente astratta, ma che in realtà si è formata e vive in me, ho potuto sentirmi un po’ donna, un po’ bambino, un po’ impiegato, un po’ scienziato, e questo mi ha permesso di affrontare l’universo umano senza pregiudizi».
Parla con orgoglio Renato Fiacchetti, oltre 50 anni di carriera e un 30esimo album d’inediti, «Zero il folle», uscito lo scorso ottobre e realizzato con Trevor Horn, produttore già al fianco di Paul McCartney e Robbie Williams.
Sul palco alternerà vecchi successi, da «Madame» a «Il carrozzone» a «Il cielo», e nuovi brani come «Ufficio reclami», che in scena diventa un dialogo tra uno Zero nei panni di un peccatore e un coro di cantanti travestiti da preti e suore. Da un lato l’anima trasgressiva, dall’altro quella religiosa. «Se applicata alla lettera, la religiosità può essere un handicap», è la sua posizione oggi. «Anche alla fede serve l’istinto: se si desse ragione solo ai comandamenti la vita non sarebbe più interessante, non avremmo nemmeno la libertà di sbagliare. Invece l’errore è alla base della formazione degli esseri umani, la perfezione è come la castrazione».