Solo stranieri all’Accademia per diventare saldatori
Figura richiesta dalle aziende e buoni stipendi. «Un’incongruenza ma i nostri ragazzi cercano altro»
Nel terzo Paese Ue per tasso di disoccupazione (al 9,7 per cento), ci sono figure professionali che le aziende cercano, posizioni di lavoro che le imprese offrono e pochi occupano. Il mestiere (faticoso) di saldatore qualificato è tra queste: uno dei più carenti nel mondo dell’industria. Un lavoro che gli italiani sembrano non voler più fare. L’ultima dimostrazione arriva da Milano: alla neonata Accademia della saldatura, istituita da Illca Group, azienda leader in soluzioni meccaniche integrate, ad oggi hanno richiesto informazioni per l’iscrizione soltanto ragazzi stranieri. L’idea di un’Accademia è venuta all’imprenditore Massimo Montini, amministratore delegato di Illca e fondatore di Scuola Futuro Lavoro, la prima scuola italiana dedicata ai ragazzi con sindrome di Asperger, ma aperta a tutti. Le due realtà danno vita insieme a un corso di formazione per saldatore finalizzato al rilascio del patentino, certificazione di qualifica professionale ricercata in aziende meccaniche, reparti di produzione, cantieri edili e navali. 180 ore di formazione, 20 ore settimanali dal 27 gennaio al 27 marzo: lezioni frontali alla Scuola Futuro Lavoro a Milano, attività laboratoriali in azienda, che ha sede a Casarile, e tirocinio. Con un costo (1.800 euro, il 10 per cento di sconto per chi è disoccupato), e una promessa: il 30 per cento dei corsisti sarà assunto a tempo indeterminato dall’azienda di Casarile.
«La decisione di istituire un corso di formazione che porti al raggiungimento di un patentino si sposa col progetto di Scuola Futuro Lavoro: istituire un ponte reale tra la formazione e il mondo del lavoro. Con il corso puntiamo ad avviare i ragazzi alla professione e renderli competenti per inserirli in azienda». La Illca, che Montini gestisce, «è alla ricerca perenne di figure qualificate». Perché non si trovano? «Probabilmente i nostri ragazzi ambiscono ad altre figure professionali, da qui si spiegherebbe come mai ad oggi ci sono arrivate richieste solo da ragazzi stranieri, più propensi a seguire questa strada. Siamo di fronte ad un’incongruenza: con la difficoltà che c’è nell’ottenere un lavoro non dovrebbe essere difficile trovare una figura professionale qualificata». Un lavoratore nel settore metalmeccanico dal terzo al quinto livello, spiega infatti Montini, «arriva a percepire oltre i 2.000/2.200 euro netti al mese».