Quella strada per il Ghisallo La ciclabile che non è mai nata
Vent’anni fa lo studio della Regione. Del tracciato fantasma rimane qualche cartello
MAGREGLIO (COMO) Due miliardi. Le promesse erano ancora in lire quando, agli inizi del nuovo millennio, Regione Lombardia avviò il progetto di una pista ciclabile da Milano al Santuario del Ghisallo, a Magreglio. Gli architetti incaricati lavorarono al tracciato, furono posati i primi cartelli, i cordoli e la segnaletica. Poi, i lavori vennero interrotti e la corsia per permettere alle biciclette di raggiungere in sicurezza il paese simbolo delle due ruote è finita tra le opere incompiute. L’idea del percorso ciclo-turistico era stata promossa in concomitanza con il progetto del Museo del Ghisallo. Vent’anni dopo, solo le sale di esposizione sono diventate realtà.
«La pista ciclabile sarebbe stata davvero un’opera importante, innanzitutto dal punto di vista della sicurezza, ma anche della promozione del territorio — dice Antonio Molteni, presidente del Museo del Ghisallo —. La Regione
aveva dato l’incarico per la progettazione a professionisti delle zone interessate. Dopo l’iniziale entusiasmo però tutto si è arenato». Quattro architetti comaschi (Carlo Spinelli, Antonio Borghi, Mario Fioroni e Giordano Riva) furono incaricati della progettazione. «Definimmo il tracciato dalla stazione di Caslino d’Erba ad Asso — ricorda Spinelli —. Furono realizzati gli elaborati grafici e avviata la posa della segnaletica, i pannelli informativi e le linee sulla strada Canzo-Arosio. Alcuni di quei cartelli sono rimasti, ma la ciclabile è stata via via abbandonata». A Canzo, nel suo studio, l’architetto Riva conserva i progetti e le tavole che ricordano il progetto incompiuto: «Un’opera solo iniziata e mai conclusa», ricorda con qualche rimpianto.
L’attuale sindaco di Magreglio, Danilo Bianchi, era un ragazzo quando nasceva e moriva il progetto della ciclabile. «Ho provato a capire cosa è successo, perché il progetto sia naufragato ancora prima di nascere, ma il nostro Comune non ha fatto delibere né atti ufficiali — dice il primo cittadino —. I fondi stanziati dalla Regione credo siano stati utilizzati quasi tutti per il Museo e, terminata quell’opera, degli altri progetti connessi non si è più parlato. La ciclabile sarebbe importante, innanzitutto per motivi di sicurezza. La strada è percorsa da migliaia di ciclisti e diventa pericolosa nei tratti con minore visibilità».
Lo scorso anno i visitatori del Museo del Ghisallo sono stati 13.500, più della metà stranieri. «Purtroppo il comparto politico e amministrativo non ha creduto nel turismo legato al ciclismo e nell’enorme opportunità che questo può offrire al territorio — dice il presidente del Museo —. Altrettanta scarsa attenzione è stata riservata alla sicurezza dei ciclisti. Il tema è poco sentito, purtroppo le persone che si muovono in bici continuano ad essere vittime di drammatici incidenti. Nell’ultimo periodo abbiamo notato un certo interesse delle istituzioni — conclude Molteni —. Magari sarà possibile riprendere in il vecchio progetto e, prima o poi, farlo diventare realtà».
Il rimpianto «Sarebbe stata un’opera importante per la promozione del nostro territorio»