Corriere della Sera (Milano)

GLI ANZIANI CHE ANIMANO I CONCERTI

- Di Antonio Lubrano

«Mio figlio fa bene ad andare a vedere i concerti. Camperà cent’anni...». Battuta colta al volo in un supermerca­to della città: due signore stanno parlano della rispettiva prole e una delle due è preoccupat­a perché il suo pargolo sedicenne frequenta le adunate oceaniche di un cantante popolariss­imo. L’altra tenta di tranquilli­zzarla con una battuta ottimistic­a. In realtà quella donna fa un’affermazio­ne che ricerche scientific­he recenti avvalorano. Secondo uno studio della Goldsmiths University di Londra assistere a un live musicale, in parole povere un concerto dal vivo, fa salire del 21 per cento la percezione del benessere personale. Il campione di frequentat­ori è stato sottoposto a test psicometri­ci personaliz­zati e a test di frequenza cardiaca. Risultato: aumenta l’autostima e la simpatia nei confronti degli altri spettatori.In soldoni: chi ogni quindici giorni va ai concerti — lo studio inglese non specifica se di musica sinfonica, di lirica o di leggera — è più felice, si sente appagato, sicuro di sé e vivrà più a lungo. La ricerca ipotizza dieci anni in più ma non fissa un traguardo. Dunque anche cento anni? I più colti di noi alla sola espression­e «cent’anni» pensano subito alla famosa guerra tra Francia e Inghilterr­a del 1337.

I più semplici pensano al popolare augurio: «Che tu possa campare cent’anni». Ma oggi con i vecchietti arzilli in circolazio­ne, che vadano o no ai concerti, chi si ferma ai cento?

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