Qui Dergano «Ritorno al quartiere»
Vita di piazza, cultura, spazi condivisi La sfida di giovani, artigiani e negozianti «Eredità degli antichi legami industriali: è l’impresa sociale che dà il suo meglio»
«Qui c’è un modo di vivere il quartiere che rende naturale il moltiplicarsi di iniziative». Antonio Augugliaro si è trasferito a Dergano nel 2009 con la moglie Gina. Municipio 9, periferia Nord, fino al 1923 un comune a sé stante, «piccola Manchester» ricca di fabbriche, o anche «cinecittà di Milano» per la presenza di case cinematografiche. L’antico spirito di comunità degli operai rinasce oggi grazie a giovani, artigiani e commercianti: proiezioni, spazi per bambini, caffè inclusivi. Eredità del passato oltre agli scheletri d’archeologia del fare. Dopo cinque anni qui, Antonio, con Gina, Bruno e Alessia, ha fondato Nuovo Armenia: un’associazione legata al cinema, per restare vicini alla tradizione. Entrando a Dergano ci si stupisce per la presenza radicata di tanti luoghi di incontro, iniziative, cooperative. «Ci siamo moltiplicati e abbiamo dato vita a realtà attente a tutti: famiglie, bambini, migranti, disabili» dice Francesco Purpura di Rob de Matt, ristorante e insieme associazione di promozione sociale.
L’obiettivo è far rivivere il quartiere recuperando la sua storia. Le grandi fabbriche che ancora hanno sede qui. Le botteghe artigiane che non hanno mai lasciato via Guerzoni. Il cinema. Come mettere insieme tutto questo? Con l’impresa sociale. Francesca Rendano sei anni fa ha aperto Mamusca, un bar per mamme e bambini su via Davanzati. C’è uno spazio dedicato ai giochi e ai libri per i più piccoli. «Volevo creare una comunità attorno ai miei figli: il bar era lo spazio più adatto». Mamusca è di fronte alla scuola di quartiere ed è sempre pieno di bambini. Da qui l’idea di stare insieme e collaborare ha preso il via e si è diffusa.
Poco oltre c’è via Guerzoni, l’arteria degli artigiani. I vecchi laboratori di ceramica e falegnameria rimasti si mischiano alle botteghe diventate negozi. Artigiani e commercianti hanno iniziato a riorganizzarsi e a sostenersi. Antico transito di merci, oggi ospita l’associazione per la prevenzione del disagio giovanile Amico Charly. Qui ha aperto Rob de Matt, con l’obiettivo di creare un luogo di inclusione lavorativa per persone con storie di marginalità. «Nel quartiere siamo tutte piccole attività imprenditoriali cittadine — dice Francesco, uno dei soci — ha funzionato proprio il fatto che l’iniziativa sociale non sia stata calata dall’alto ma portata avanti da reti informali». Perché tutte qui? «Perché sembra un po’ un paesone». È proprio per questo, spiega Paola Schwarz, responsabile della comunicazione di «Sì, si può fare», che la cooperativa ha deciso di aprire qui il suo punto vendita: un negozio di alimentari dove a lavorare sono ragazzi con disabilità. «Hanno la possibilità di essere autonomi imparando in un laboratorio pedagogico». Nuovo Armenia prende il nome dalla storica casa cinematografica Armenia Films, ex Milano Films. In via Baldinucci si nota subito l’edificio: non solo per la scritta sbiadita all’ingresso ma per il disegno con cui il collettivo F84 ha dato colore al muro di cinta. Spiega Giulia, una delle 12 mani del murales: «Il nostro lavoro è stato quello di mettere insieme gli interventi artistici di 119 abitanti di Dergano: un’opera dal basso che recuperasse un luogo del quartiere». Per vedere le pellicole, oggi, bisogna però cercare tra i cortili delle case. «Il cinema è un buon modo per conoscersi, dovrebbe tornare a essere più comunitario», afferma Antonio che ha dato il via alla rassegna Cinema di Ringhiera, «la gente viene a vedere le pellicole straniere con l’idea che da un film si possa imparare qualcosa del vicino di casa arrivato da paesi lontani». Verso piazzale Maciachini, antico confine del comune di Dergano, c’è una ex stalla che grazie a Nuovo Armenia, Asnada e Hypereden, diventerà un centro multiculturale con cinema, scuola di italiano per migranti e un’area dove bere e mangiare qualcosa. Insomma, un luogo per accogliere le nuove comunità.
Un multiculturalismo eredità del quartiere, da sempre meta di migrazioni degli operai meridionali attirati dalle fabbriche: nacque così la tradizione di vedersi in piazza.