Corriere della Sera (Milano)

Da Oscar Wilde al caso Laramie

«Dopo i processi allo scrittore, ho costruito una piéce su un atroce delitto omofobico»

- Maurizio Porro

Moisés Kaufman, autore di «Atti osceni», la commedia sui processi a Oscar Wilde ripresa all’Elfo con un immutato successo nel bellissimo allestimen­to di Bruni e Frongia, è stato a Milano a vedere lo spettacolo, l’ha caldamente e ripetutame­nte lodato e si è raccontato con raffinato humour e col piacere della conversazi­one. Incomincia­ndo da una triplice diversità: «Sono cresciuto in Venezuela e mi sono così trovato ebreo gay in una comunità di machi, ma quando mi sono trasferito a New York in più divenni anche un latino». In compenso i genitori lo portarono a Broadway a vedere «A chorus line» ed «Hair», tappandogl­i gli occhi alla scena flash del nudo: «pensai che il teatro fosse un posto magnifico». Finì come doveva finire, che Kaufman creò la compagnia Tectonic Theater, molto «in» nei teatri «off», in missione per scalare la coscienza civile e morale del pubblico ma spesso c’era più gente in scena che in platea. Ma ecco apparire Wilde e le vergogne vittoriane riassunte nei tre processi e nei molti libri che Kaufman fece leggere ai suoi attori scrivendo e dirigendo «Atti osceni». «In breve abbiamo avuto successo, 20 edizioni in America, poi a Londra, della cui morale vittoriana scontiamo i peccati e infine, ricevuta da Obama la Medail of Art, mi sono interessat­o al fattaccio omofobico impression­ante accaduto a Laramie, città del Wyoming di trentamila anime non tutte pie, dove il 6 ottobre 1998, Matthew Shepard, studente 22enne gay, fu ucciso, torturato e crocefisso da due uomini ora in carcere che cercarono banali scusanti«. Come Capote con «A sangue freddo», anche Kaufman non lascia impunito quel delitto atroce, si butta in mezzo e scrive una commedia per otto personaggi, frutto di visite a Laramie e interviste ad abitanti che giuravano essere una cittadina pacifica, «vivi e lascia vivere». Nacque così uno spettacolo con un impianto civile brechtiano dove gli attori-intervista­tori diventano uomini e donne di Laramie, molto lontani dal mito western di un famoso film del ’55 con James Stewart. Inoltre Kaufman, sempre pure regista, ne girò una riduzione televisiva per la Hbo. «Fu un periodo impression­ante di lotta, per la ritrosia della gente, soprattutt­o quando lo spettacolo debuttò a Laramie e agli attori e al pubblico mancò il respiro prima d’arrivare alla catarsi, che fu un momento straordina­rio». «Laramie Project» fu dato due volte a distanza di 10 anni nella cittadina «colpevole», mentre la madre del ragazzo ucciso prese coscienza e diventò una sostenitri­ce della legge contro l’omofobia che porta il nome della vittima, girando per l’America con le ceneri del figlio che ha paura di seppellire. «Ora faremo all’Elfo questo testo», dicono Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, «proseguend­o il discorso di Kaufman e debuttando a Spoleto a fine giugno e poi al festival di Napoli». La tappa milanese è fissata a ottobre con uno spettacolo che farà parlare di sé per i problemi irrisolti che si trascina dietro.

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Alla sbarra Giovanni Franzoni in un momento dello spettacolo «Atti osceni» scritto dall’autore americano Moisés Kaufman. La commedia mette in scena i processi cui fu sottoposto lo scrittore Oscar Wilde

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