Ricercatori, la fine del precariato
Sanità Gli effetti della riforma Lorenzin. Il primo contratto a una mamma-biologa di Pavia: ho firmato, poi ho partorito Istituti scientifici d’eccellenza, avviate 393 assunzioni in meno di un mese. «Vince il merito»
Iprimi 393 precari della ricerca sono stati assunti. I contratti sono stati firmati nei quattro Irccs, Policlinico, Besta, Istituto dei Tumori e San Matteo di Pavia. È la svolta attesa dopo l’approvazione il 27 dicembre 2017 della «Piramide del ricercatore» voluta dall’ex ministra Beatrice Lorenzin. La prima ricercatrice assunta, dopo 13 anni di contratti atipici, è Laura Caliogna, 39 anni. «Ho firmato l’assunzione il giorno in cui dovevo diventare mamma», ha raccontato. Uno dopo l’altro dalla fine di dicembre sono stati stabilizzati 393 medici, fisici, chimici, biologi, biotecnologi, ingegneri, statistici ed epidemiologi. Altri 137 dovrebbero firmare nel giro di poche settimane.
«Ho firmato l’assunzione il giorno in cui dovevo diventare mamma». Quattro contratti a progetto, 6 borse di studio. Oltre 13 anni di precariato. Il futuro sempre in bilico, anche se dai suoi studi dipendono le terapie che potranno curarci meglio dalle malattie gravi.
Oggi Laura Caliogna, 39 anni compiuti l’8 agosto, è la prima ricercatrice d’Italia a essere assunta. È incredibile ma finora nel nostro Paese non è mai esistito un contratto specifico per chi fa ricerca, al contrario del resto d’Europa e degli Usa: chi lavorava nei laboratori degli ospedali pubblici più all’avanguardia l’ha sempre fatto come co.co.co., co.co.pro., con borse di studio. Insomma: contratti atipici. «Sono scoppiata a piangere dall’emozione — racconta al Corriere — davanti a tutti». Non è la sola.
Uno dopo l’altro negli scorsi giorni al San Matteo di Pavia, al Policlinico, all’Istituto dei Tumori e al Besta firmano il «contratto da ricercatore» 393 medici, fisici, chimici, biologi, biotecnologi, ingegneri, statistici ed epidemiologi. Altri 137 lo dovrebbero fare nel giro di poche settimane. Per un totale di 520. Sono i ricercatori dei 4 Irccs pubblici, ossia gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, gli ospedali d’eccellenza. Sta seguendo la strada aperta dalla Lombardia anche il resto d’Italia. È la svolta attesa da un’eternità e resa possibile dall’approvazione il 27 dicembre 2017 della «Piramide del ricercatore», voluta dall’allora ministro Beatrice Lorenzin per incanalare i cervelli d’eccellenza in un percorso specifico: 5 anni di contratto a tempo determinato, valutazione dei risultati, altri 5 anni, e poi l’ingresso nel servizio sanitario. Certo, ci sono voluti due anni per dare attuazione al provvedimento e i problemi non sono tutti risolti. Ma il cambiamento è epocale.
Lo sa bene Laura Caliogna che ricorda ogni momento degli ultimi 13 anni. Un’odissea in cui possono identificarsi tutti i suoi colleghi. Il primo è un contratto a progetto iniziato nell’aprile del 2006 e durato tre mesi. Poi due contratti a progetto di sei mesi ciascuno. Una borsa di studio annuale rinnovata per altri due anni. Un premio di studio di due mesi. Una borsa di studio annuale prolungata per due anni. Ad ogni scadenza
Segui gli aggiornamenti, commenta e condividi il «dossier ricerca» su milano. corriere.it l’ansia di restare a casa. La preoccupazione di interrompere gli studi in laboratorio. Il problema di riuscire a tirare fine mese: da 850 a 950 euro al mese per un co.co.pro.; da 1.100-1150 euro al mese per una borsa di studio. Nessun Paese a livello europeo riserva un trattamento così mortificante ai propri ricercatori: «Ogni volta bisogna sostenere un concorso pubblico — sottolinea Caliogna —. Le borse di studio possono essere rinnovate al massimo per due volte a discrezione dell’amministrazione e su richiesta del proprio responsabile. Non hai mai la certezza di quanto potrai lavorare».
Da luglio 2012 a giugno 2015 una nuova borsa di studio rinnovata per due volte. E ancora: una borsa di studio annuale prolungata per due anni da luglio 2015 a novembre 2018. Lo stipendio sale a 1.400-1.450 euro al mese. Ovviamente sempre senza tredicesima, versamento di contributi, ferie e malattia. Nel frattempo, giornate di lavoro che possono iniziare alle 5 del mattino e finire alle 8 di sera («Ci sono tempi tecnici per gli esperimenti che non si possono interrompere»). Poi, da dicembre 2018 a marzo 2019 l’ennesima borsa di studio di 4 mesi. Nell’aprile 2019 nessuna forma di contratto. La pas
Le direzioni scientifiche
Dobbiamo arrivare il prima possibile al riconoscimento del merito di ciascun ricercatore, con l’ingresso per i migliori ai gradini più alti della «Piramide»
Lo scatto economico
Con una ulteriore riforma gli aumenti in busta paga potrebbero arrivare fino a 600 euro Siamo convinti che il ministero della Salute guidato da Roberto Speranza ci ascolterà
sione e la dedizione restano intatte, ma la fatica si fa sentire. E non mancano le frecciate di chi non capisce tanti sacrifici («Il lavoro sarà pur bello però non paga», «Ci sono altre cose che si possono fare più remunerate», «In fin dei conti dovresti trovarti un lavoro serio»). Infine, un co.co.pro. partito a maggio 2019 e terminato con l’assunzione per 5 anni, che le permetterà di scalare passo dopo passo la Piramide.
Lacrime di felicità. Gli applausi che sembrano irreali. Il libro preferito è da sempre «Avere o essere?» di Erich Fromm e adesso sembra identificare davvero le scelte di una vita. Caliogna firma il contratto il 16 dicembre al San Matteo di Pavia.
La vigilia di Natale alle 5.15 del mattino nasce Letizia, la seconda figlia. «L’altra bimba, Virginia, è nata il 12 maggio 2016. Per la prima maternità, essendo una borsista, non ho ricevuto nessuno stipendio per 5 mesi. Ora il congedo è pagato e ne è disponibile un altro, parzialmente retribuito, fino a 11 mesi e utilizzabile fino al compimento del 12° anno della bambina — racconta Caliogna —. Non solo. Le ferie nel bando della borsa di studio non erano regolamentate; avevo diritto a 30 giorni di assenza che fossero ferie o malattia. Adesso le ferie non comprendono la malattia e dovrebbero essere di 30 giorni. Non so ancora quanto sarà esattamente lo stipendio, ma mi hanno assicurato che sarà di più di quello che avevo prima. Soprattutto comprende i contribuiti e anche la tredicesima».
I criteri per l’ingresso nella Piramide sono di avere lavorato per tre anni negli ultimi 5 al 31 dicembre 2017. Adesso un provvedimento governativo allargherà la rosa a chi ha maturato i requisiti al dicembre 2019. Di qui la speranza di altre assunzioni. Sul tavolo restano, però, problemi da risolvere: chi entra oggi nella
Piramide parte dalla base indipendentemente dall’esperienza maturata e con uno stipendio di 1.400 euro mensili. «Bisogna fare in modo di arrivare il prima possibile al riconoscimento del merito di ciascun ricercatore, con l’ingresso per i migliori ai gradini più alti della Piramide e aumenti in busta paga che potranno arrivare fino a 600 euro», dice Giovanni Apolone, direttore scientifico dell’Istituto dei Tumori che da tre anni si batte, insieme con i colleghi Fabrizio Tagliavini (neurologico Besta), Silvano Bosari (Policlinico) e Giampaolo Merlini (San Matteo di Pavia), per fare uscire i ricercatori dalla precarietà. Nel maggio 2017 la loro mobilitazione fa il giro d’Italia: «Mille ricercatori lavorano con contratti atipici, anche se vantano grandi competenze, un’importante produzione, un’elevata professionalità e un forte senso di appartenenza — fu l’appello —. Dopo il Jobs Act queste forme di contratto sono vietate, ma non sono previste alternative. Così mettiamo a rischio le cure del futuro». Ora Apolone tira un sospiro di sollievo, anche se sa che la battaglia non è finita: «Ma siamo convinti che il ministero della Salute guidato da Roberto Speranza ci ascolterà, perché si sta dimostrando sensibile alla questione». Intanto per festeggiare, tra una poppata e l’altra, Laura Caliogna si mette a suonare la chitarra classica, il suo hobby preferito.