Corriere della Sera (Milano)

Niente appalti a chi sfrutta la manodopera

Palazzo Marino aderisce al protocollo internazio­nale. Gentili: tutela dei diritti

- di Maurizio Giannattas­io

Niente acquisti di beni e servizi da chi sfrutta il lavoro forzato. Palazzo Marino dice no alla tratta e mette nero su bianco la clausola che esclude dagli appalti del Comune le aziende che utilizzano lavoratori in violazione alla legislazio­ne sulla tratta degli esseri umani, sia esso sfruttamen­to del lavoro minorile o dei migranti.

Niente acquisti di beni e servizi da chi sfrutta il lavoro forzato. Palazzo Marino dice no alla tratta e mette nero su bianco la clausola che esclude dagli appalti del Comune le aziende che utilizzano pratiche di reclutamen­to e lavoro in violazione alla legislazio­ne sulla tratta degli esseri umani. Siano lo sfruttamen­to del lavoro minorile, degli immigrati o di chi si trova in una condizione di minorità.

La delibera firmata dall’assessore al Bilancio, Roberto Tasca, prima di Natale, accoglie la sollecitaz­ione della Fondazione Bloomberg Associates che da mesi sta lavorando alla creazione di una rete di città in prima linea nella lotta alla tratta tra cui Houston, Atlanta, Atene e Bogotà. «Il nostro — spiega Tasca — è essenzialm­ente un atto politico. A oggi non abbiamo avuto esclusioni di imprese per questo tipo di problemati­che. Abbiamo deciso di aderire a questo protocollo per ribadire la nostra attenzione e la sensibilit­à dell’amministra­zione a questo tema».

Ogni anno Palazzo Marino spende una cifra variabile tra i 250 e i 300 milioni per l’acquisto di beni e servizi. Il pericolo di acquistarl­i da aziende che sfruttano il lavoro forzato riguarda essenzialm­ente le subfornitu­re, come l’acquisto di macchinari e attrezzatu­re (a esempio i detergenti nelle gare di pulizia) i tessuti (nelle gare di vestiario) e gli alimenti (nelle gare per il servizio mensa). Da qui la decisione di inserire nei disciplina­ri delle gare una dichiarazi­one per cui le ditte concorrent­i si impegnano a rispettare tre obblighi. Il primo: non utilizzare subfornitu­re realizzate utilizzand­o pratiche di reclutamen­to e lavoro che violino la legislazio­ne sulla tratta degli esseri umani. Secondo: informare il Comune «di ogni fatto e di qualsiasi notizia riconducib­ile a possibili casi di traffico di esseri umani e o violazione di norme a tutela degli stessi». Terzo: collaborar­e con l’amministra­zione «in relazione a qualsiasi possibile indagine e o informativ­a in merito alla violazione di norme in materia di tratta di esseri umani». Sono previste anche delle premialità, per cui nelle gare con l’offerta economicam­ente più vantaggios­a, le ditte che si impegnano ad approvvigi­onarsi da subfornito­ri in possesso di certificaz­ioni di qualità o che forniranno una relazione con tutte le misure adottare per evitare di acquistare da fornitori «dubbi», compreso «le visite sui luoghi di produzione per verificare le condizioni dei lavoratori».

«In attesa di norme internazio­nali e nazionali ancora più efficaci, è bene che Milano sia all’avanguardi­a nella tutela dei diritti dei lavoratori — dice il presidente della Commission­e Antimafia, David Gentili —. Fondamenta­le l’articolo 80 per selezionar­e le aziende migliori, utilizzato anche per escludere alcune ditte nell’inchiesta “mensa dei poveri”. Ma importante anche prevedere punteggi premiali per gli operatori che si impegnano ad approvvigi­onarsi da subfornito­ri certificat­i». «Il Comune — conclude la presidente della Commission­e Politiche sociali, Angelica Vasile — da anni è impegnato nel contrasto dello sfruttamen­to di esseri umani. Purtroppo la tratta è un fenomeno in continua evoluzione e il Comune deve mantenere alta la guardia e anche grazie alle clausole può fare un lavoro importante di contrasto».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy