Fumo e smog, la battaglia dei divieti
Divide l’annuncio di Sala sulle sigarette proibite alle fermate Atm. La Lega: solo marketing
Dall’università alla piazzetta di Google, viaggio dove lo stop all’aperto è già in vigore. Parla l’oncologo Boffi
Al tredicesimo giorno di superamento della soglia di allarme per le polveri sottili nell’aria il sindaco Giuseppe Sala apre un duplice fronte nella lotta all’inquinamento: sostituzione di tutte le caldaie inquinanti in città, con il supporto di Banca Intesa, e limitazione del fumo di sigarette anche all’aperto. «Sognerei che a Milano si passasse dal Reddito di cittadinanza al Credito di cittadinanza, che mi piace di più», ha detto il sindaco. «La sigaretta contribuisce all’inquinamento atmosferico delle città», spiega lo pneumologo Roberto Boffi (Istituto Nazionale dei Tumori), «emette polveri fini e ultrafini in misura superiore anche ai più grossi motori».
Non solo auto. A Milano la battaglia all’inquinamento dell’aria — sempre più disperata e urgente — si allarga e coinvolge nuovi ambiti della vita cittadina e delle abitudini delle persone. Dalle caldaie per il riscaldamento degli edifici al fumo delle sigarette.
Proprio quest’ultimo fronte, aperto ieri dal sindaco Giuseppe Sala, ha innescato un immediato dibattito e, soprattutto, una nuova perturbazione di polemiche tra maggioranza e opposizione cittadine. ««Entro il 2030 non permetteremo più di fumare all’aperto», ha detto il sindaco incontrando i cittadini del quartiere Isola, mentre le centraline in città rilevavano concentrazioni di polveri sottili tra i 66 e gli 83 microgrammi per metro cubo d’aria . E poi ha aggiunto: «Da subito non lo permetteremo alle fermate dell’autobus». E poco dopo, in sostegno alla sua proposta, è intervenuto il consigliere comunale del Pd Carlo Monguzzi, storico riferimento per gli ambientalisti milanesi: «Vietare il fumo alle fermate dei mezzi pubblici è giusto e utile: il fumo delle sigarette contribuisce in città alla formazione dello smog in misura del 5/7 per cento. Lo smog ha tante cause — ha detto ancora Monguzzi —: auto, riscaldamento, bruciare la legna e quindi camini e forni, allevamenti intensivi, fumo da sigarette, porte aperte dei negozi con lame d’aria e altro. Vanno combattute tutte. Chi, ad ogni provvedimento dice sempre che ci vuole ben altro è noioso e inutile». Favorevole anche l’ex ministro alla salute Girolamo Sirchia, padre della legge che nel 2005 vietò il fumo negli ambienti di lavoro e nei locali aperti al pubblico, che la definisce una «buona e importante iniziativa» e aggiunge che «è bene muoversi su questo fronte».
Di tenore diametralmente opposto i commenti dei rappresentanti del centrodestra, all’opposizione a Palazzo Marino: «Purtroppo gli annunci non bastano per fare del bene a una città in cui l’amministrazione ha cannato tutte le politiche ecologiche, da Area C ad Area B, il signor Sala ha usato l’ecologia per tassare i cittadini e fare cassa salvandosi la faccia — ironizza il capogruppo della Lega in consiglio comunale, Alessandro Morelli —. Non basterà spegnere le sigarette in strada affinché l’aria di Milano diventi pulita, forse bisognerebbe cambiare sindaco». E anche l’assessore regionale alla Sicurezza, Riccardo de Corato, critica il sindaco: «Mentre Sala, come Don Chisciotte, va in guerra contro lo smog vietando il fumo alle fermate dei bus, a Milano dilagano altri tipi di fumo: quello di hashish e marijuana. Oltretutto — conclude — mi chiedo come pensi di far rispettare il divieto quando gli agenti di polizia locale già faticano a far osservare quelli previsti per legge».
Sempre ieri, tuttavia, Sala ha parlato anche di un altro versante del problema am
Il sindaco Prometto che a fine mandato nessun edificio comunale si scalderà con il gasolio
bientale: quello delle caldaie. «Il mio impegno è che tutti gli edifici del Comune abbandonino il gasolio o avviino la riconversione prima della fine del mio mandato — ha detto — . Prometto che non ce ne sarà più neanche uno con il gasolio». Entro il 2021, dunque, ma il sindaco ha sottolineato che si tratta di «qualche decina di edifici».
Ma il lavoro da affrontare è comunque enorme: «A Milano ci sono ancora 1.500 condomini che vanno a gasolio e 200 che vanno a biomasse, cioè a legno — ha ricordato Sala —. Devono passare a metà: bisogna trovare una formula. Se sono ancora a legna, c’è quella certificata, che si può usare». Su questo esiste un progetto: «Sognerei che a Milano si passasse dal Reddito di cittadinanza al Credito di cittadinanza, che mi piace di più. Ieri ho sentito l’ad di Banca Intesa e ho visto la sua apertura importante sui temi ambientali. Dobbiamo incontrarci. Vorrei capire — ha detto spiegando la sua idea — se rispetto a problematiche come la sostituzione delle caldaie, dove gli incentivi spesso non sono convenienti, la banca è disponibile a migliorare le condizioni dei prestiti».