Galleria Kaufmann Repetto Vent’anni dalla parte delle donne «Siamo state delle pioniere»
Francesca e Chiara: «Era un mondo maschile Inserirsi non è stato facile»
Con una minuscola galleria in via dell’Orso: così, vent’anni fa, Francesca Kaufmann dava inizio alla sua scommessa. Alle spalle aveva una gavetta di dieci anni comprensiva di una collaborazione con Alighiero Boetti. Non era una sprovveduta, ma ci voleva coraggio a buttarsi in un mondo ostile. «Quello dei galleristi era un club di maschi con il suo codice. Persino in Germania ho percepito una mentalità molto machista. Per fortuna non oggi è più così», racconta Francesca che scelse un logo color fucsia. Cinque anni dopo veniva affiancata dalla sorella Chiara Repetto e quando nel 2010 «le ragazze» si spostano nell’attuale sede di via Porta Tenaglia 7 dove moltiplicano i metri quadri, la galleria è ormai decollata. Il passo successivo, nel 2013, è l’apertura di una sede a New York. Il lavoro delle due sorelle è internazionalmente conosciuto come pioneristico nella speciale attenzione rivolta alle artiste donne e a un’arte impegnata. «Non è stata una scelta a tavolino. Ma una sensibilità istintiva condivisa con Chiara», spiega Francesca che domani sera festeggerà con l’inaugurazione di una collettiva degli artisti rappresentati.
Se inserirsi non è stato facile, adesso però è difficile sopravvivere fra le gallerie multinazionali che offrono agli artisti contratti d’oro. «Solo negli ultimi due anni nel mondo hanno chiuso una ventina di gallerie. La verità è che molto siamo fiere di questo compleanno». I progetti addirittura si ampliano: per seguire quelli internazionali e istituzionali sono appena state ingaggiate a Milano Astrid Welter (strappata alla Fondazione Prada) e a New York Amanda Schmitt. Ma la galleria rimane saldamente a Milano. «È una città che amo tantissimo», conferma Francesca. «Anche se è complicato perché manca il legame stretto fra gallerie, cittadini, istituzioni e stampa che c’è per esempio a New York. In compenso i milanesi sono collezionisti sofisticati: qui l’amore per l’arte è una tradizione che in famiglia passa dai genitori ai figli».