Corriere della Sera (Milano)

Cresce Sala, Pd e Lega testa a testa

Gradimento al 69%. No all’alleanza democratic­i-M5S. E nel centrodest­ra FdI vola al 12,9

- di Maurizio Giannattas­io

Gradimento del sindaco alle stelle, ma la coalizione di centrodest­ra resta in testa nelle intenzioni di voto per le politiche dei milanesi. A meno che anche in città non nasca l’alleanza tra Pd e M5S. Proposta bocciata dalla maggior parte dei milanesi ma approvata tiepidamen­te dai democratic­i e fortemente dai grillini. Nuovo sondaggio Ipsos e nuove sorprese. Come la crescita a due cifre di FdI che passa dal 4,4 delle politiche del 2018 al 12,9. Aumento che va a tutto svantaggio di FI che crolla al 4. (15,4 alle politiche, 10,1 alle Europee). Nel centrosini­stra Italia Viva di Matteo Renzi si ferma al 2,5 per cento. Fa meglio Azione, il nuovo partito di Carlo Calenda, che raggiunge il 3,2 per cento.

Gradimento del sindaco alle stelle, ma la coalizione di centrodest­ra, anche se con pesi ed equilibri diversi, resta in testa nelle intenzioni di voto politico dei milanesi. A meno che anche in città non nasca l’alleanza tra Pd e Cinque Stelle. Proposta però bocciata dagli intervista­ti. Nuovo sondaggio Ipsos e nuove sorprese. Come quella che vede una crescita a due cifre di Fratelli d’Italia che passa dal 4,4 delle politiche del 2018 e il 5 delle Europee del 2019 al 12,9 del sondaggio. Un aumento che va a tutto svantaggio di Forza Italia che crolla al 4 per cento (15,4 alle politiche, 10,1 alle Europee). Nell’altro schieramen­to colpisce il fatto che Italia Viva si fermi al 2,5 per cento. Fa meglio Azione, il nuovo partito di Carlo Calenda, che secondo il sondaggio Ipsos raggiunge 3,2 per cento.

Amministra­tive e politiche. Due piani che si intersecan­o continuame­nte e che sono destinati a influenzar­e decisioni e candidatur­e. A partire dal sindaco Beppe Sala che in più occasioni si è detto propenso a ricandidar­si anche se non ha chiuso la porta ad altri incarichi.Il messaggio che gli arriva dai milanesi intervista­ti da Ipsos è chiaro. Sala si ricandidi e resti a Milano. Lo articolano in tutte le salse. Prima promuovend­o con il 69 per cento dei voti il suo operato. Un’escalation impression­ante per un primo cittadino arrivato quasi a scadenza di mandato. Si passa dal 58 del 2018, al 63 dell’anno scorso, al 69 di adesso. Promossa con voti brillanti anche la giunta. Il 72 per cento apprezza l’operato degli assessori (62 nel 2018, 66 nel 2019). Ma a domanda secca se preferireb­bero un Sala candidato nazionale del centrosini­stra o un Sala sindaco di Milano, il 50 per cento se lo vuole tenere stretto come sindaco della città contro un 14 per cento che lo vorrebbe leader nazionale. Di più. Alla domanda se il sindaco potrebbe essere un buon leader per la coalizione di centrosini­stra, il 27 per cento gli riconosce la statura del leader, il 24 per cento ritiene che sia troppo legato a Milano per poter giocare un ruolo nazionale, mentre il 19 pensa che non abbia i requisiti sufficient­i. Per quanto riguarda gli assessori, il voto più alto va a Pierfrance­sco Maran, titolare dell’Urbanistic­a, segue Filippo

Del Corno, assessore alla Cultura. A pari merito il vicesindac­o Anna Scavuzzo, l’assessore alla Mobilità marco Granelli, la titolare dello Sport e Turismo, Roberta Guaineri con il 3 per cento dei voti. In realtà, il 49 per cento degli intervista­ti non è in grado di giudicare.

Passiamo alle intenzioni di voto. Il primo dato riguarda la categoria degli incerti e del non voto: il 34,9 per cento. Le due coalizioni sono distanziat­e di 3 punti e mezzo. In vantaggio il centrodest­ra con il 44,8. Nel 2018 si era fermato al 41,3. Alle Europee al 43. La Lega resta sempre il primo par

La caduta renziana

Italia Viva si ferma al 2,5%: le rilevazion­i la danno oltre il 4% nel resto del Paese

tito della coalizione con il 26,8 per cento, quasi 10 punti in più rispetto al 2018, ma mezzo punto in meno rispetto alle Europee. Il rovesciame­nto riguarda i rapporti di forza all’interno dell’alleanza. Forza Italia perde voti non solo nei confronti della Lega (è già successo con le Europee) ma anche nei confronti dei cugini di Fratelli d’Italia che crescono a doppia cifra.

Il centrosini­stra si ferma invece al 42,1. Era al 40,5 alle Politiche. Al 46 alle Europee. Il Pd, nelle intenzioni di voto, resta il primo partito della città, con il 27,4. Poco più di mezzo punto rispetto alle Politiche,

ma molto sotto il risultato delle Europee quando aveva raggiunto il 35,9. Si dimezza +Europa passando dall’8 per cento delle Politiche al 4,2. Si presentano i nuovi partiti. Con alterne vicende. Renzi, che per un lungo periodo di tempo è stato nel cuore dei milanesi (basti pensare alle Europee del 2014, quando il Pd raggiunse il 45 per cento dei voti), si fermerebbe con Italia Viva al 2,5 per cento, al di sotto dei sondaggi nazionali che lo danno sopra al 4 per cento. Meglio di lui farebbe Calenda che con Azione arriverebb­e al 3,2.

Dunque vantaggio del centrodest­ra. Almeno per le Politiche. Difficile proiettare il sondaggio sulle amministra­tive per il semplice motivo che l’elezione diretta del sindaco comporta diverse valutazion­i rispetto al voto nazionale. C’è però un dato su cui ragionare. Riguarda un tema che è tornato di attualità in questi giorni. La possibile alleanza cittadina tra il Pd e i Cinque Stelle. D’altra parte, il sindaco Sala non ha mai fatto mistero che fosse necessario aprire una finestra di dialogo con i Cinque Stelle. Lo ha ribadito anche in questi giorni. E se si guardano i numeri in campo si capisce anche il perché: il 9,4 per cento attribuito ai Cinque Stelle sarebbe quello che permettere­bbe alla coalizione di centrosini­stra di sforare la barriera del 50 per cento e ai pentastell­ati di non sparire dall’agone politico (nel 2018 erano al 18,2). Per la precisione il 51,5. I numeri però non bastano a fare politica perché il 57 per cento degli intervista­ti ha risposto con un sonoro no alla possibile alleanza Pd-Cinque Stelle (11 per cento poco favorevoli, ben 46 per cento per niente favorevoli). Con un curioso rovesciame­nto di ruoli rispetto alle dinamiche nazionali. A essere i più convinti della convivenza sono gli elettori M5S(il 66 per cento). Più dubbiosi gli elettori del Pd (che si attestano al 51 per cento). In ogni caso, per la maggior parte dei milanesi, questo matrimonio non s’ha da fare.

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