Nel centro islamico botte ai bimbi
Arrestato un maestro per maltrattamenti: se ti lamenti finisci nello stanzino al buio
Bastonate e altre punizioni a bambini tra i 5 e 11 anni erano i metodi «educativi» utilizzati dagli insegnanti del centro culturale islamico «Norou Dareyni Touba» di Monza, frequentato dalla comunità senegalese del capoluogo brianzolo. Lo rivelano le indagini del Nucleo Operativo dei carabinieri che hanno portato all’emissione di due misure cautelari nei confronti di due insegnanti, anch’essi senegalesi, del centro. Dieci le vittime identificate, l’inchiesta è partita grazie alla segnalazioni dei professori della scuola media di Seregno frequentata da una delle piccole vittime.
MONZA Nella stanza ci sono quattro bimbi in fila, tutti inginocchiata. Attorno a loro si muove, con aria minacciosa, un uomo. Ha un bastone in mano. I colpi sono simili a frustate. Si sente lo schiocco a ogni colpo. E i pianti dei piccoli. Erano questi i metodi «educativi» praticati a chi non si applicava negli studi della lingua araba e dei precetti religiosi al centro culturale «Norou Dareyni Touba», frequentato dalla comunità islamica senegalese, soprattutto di Monza e Brianza. Lo rivelano le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo del capoluogo brianzolo, coordinati dal pm Carlo Cinque, che hanno portato all’emissione di due misure cautelari, una agli arresti domiciliari, l’altra all’obbligo di firma, nei confronti di due cittadini senegalesi, insegnanti ed educatori dell’associazione con sede in un appartamento del quartiere San Rocco (che nel frattempo, come comunicato dai vertici dell’Arma, è stata chiusa). Una realtà che alcuni esponenti della comunità islamica monzese, assolutamente distante da questi scenari inquietanti, definiscono «molto chiusa».
Le indagini si fondano sui video ripresi dalle telecamere installate di nascosto dagli investigatori, che rivelerebbero episodi di minacce, percosse, bastonate. I piccoli che subiscono, e che, per punizione, vengono chiusi in uno stanzino. Dieci le vittime identificate dagli inquirenti, bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni.
A far partire gli accertamenti della procura, a primavera dello scorso anno, è stato il caso segnalato dall’ufficio tutela minori del Comune di Seregno, nel monzese, anche se le prime ad accorgersi di quei lividi e di quei gonfiori sospetti sul corpo di uno studente di prima media sono state le sue insegnanti. Dopo la comunicazione ai carabinieri, i militari si sono rivolti ai genitori, che però sono risultati estranei. È emerso che il piccolo (che è cresciuto in Italia, e che parla italiano e francese) era stato mandato dalla famiglia a frequentare questo centro. Una sorta di doposcuola, secondo quanto riferito, dove i bambini venivano mandati a studiare la lingua araba e i principi della religione islamica.